Come vedere 11 Donne a Parigi (2015) in Streaming

11 donne a Parigi: recensione della commedia corale con Laetitia Casta e Vanessa Paradis

11 donne a Parigi: recensione della commedia corale con Laetitia Casta e Vanessa Paradis

La solidarietà femminile alle prese con la primavera parigina: è questo il punto di partenza della commedia corale 11 donne a Parigi, esordio alla regia dell’attriceAudrey Dana. Il titolo originale è ancora più chiaro: sotto le gonne delle ragazze, per sottolineare come questi 28 giorni in cui il film si svolge siano assolutamente esemplari di un ciclo di idiosincrasie di un gruppo di donne contemporanee molto assortito, alle prese con la sessualità e soprattutto gli uomini. Sono loro, così odiati e così amati, gli antagonisti delle 11 donne protagoniste del film. Una gamma che va dalla donna d’affare single senza amiche, perché tanto a farle compagnia c’è il potere, alla madre di famiglia che si sbatte tutto il giorno per conciliare i suoi interessi con quattro figli maschi indisciplinati. Non può mancare la moglie tradita che si vendica dei tanti tradimenti di cui solo lei non si accorgeva o quella che improvvisamente si sente attratta da una donna, salvo poi tornare indietro sui suoi ormoni rientrando a casa dal marito e nei canoni di una vita “normale” etero. Una guerra dei sessi con un cast che coinvolge molte note interpreti del cinema francese: da Laetitia Casta, alle prese con costanti disturbi intestinali, a Vanessa Paradis, da Isabelle Adjani a Sylvie Testud.

 

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Se il canovaccio di partenza prevede un ciclo ormonale, qui siamo piuttosto sempre in presenza di picchi siderali, mestruali e vocali, in un racconto costantemente sopra le righe giocato su variazioni piuttosto grevi della comicità, disegnando il ritratto di una donna d’oggi uscita più da un sondaggio su un settimanale femminile che dalla realtà, seppur ammorbidita dalla versomiglianza cinematografica. Un film per le donne, ma non certo femminista, semmai sembra la materializzazione di tutti i più tremendi luoghi comuni sugli sbalzi umorali e sull’isteria. Dispiace notare come si confonda ancora l’avanzamento sociale con la volgarità, un tampone macchiato con la libertà sessuale.

Insomma, il motto sembra essere ‘rincorriamo anche noi le scurrili banalità della comicità “maschile” e il diritto rivendicato è quello alla volgarità. Non aspettatevi però reali deflagrazioni in 11 donne a Parigi, resterete delusi. Questo carosello di donne mosse solo da variazioni ormonali poi alla fine cede ai dettami più conservatori della commedia americana meno innovativa, concentrando in questi 28 giorni una sorta di libera uscita onirica, per poi ricondurre il tutto nei binari di una tradizionale accettabilità.

Infine, quello che più di tutti colpisce nel film, è la costante mancanza di comicità, la mascella che rimane al suo posto, non si ride mai, semmai si soffre maledettamente una lunghezza prossima alle due ore.

Al suo esordio da regista, Audrey Dana riunisce un cast stellare di colleghe alle quali avrebbe potuto fornire un’occasione di incontro migliore

Locandina 11 donne a ParigiNella Parigi odierna si intrecciano le storie di 11 donne. C’è Rose, manager con un eccesso di testosterone e di solitudine. C’è la sua vessata assistente Adeline che ha un difficile passato di cui si occupa l’avvocato Agathe che soffre di disturbi intestinali ogni volta che le interessa un uomo. C’è però chi la comprende, la sua amica Jo che alterna periodi ad alto tasso erotico con altri in caduta libera e che ora ha una relazione con un uomo sposato la cui moglie non è così remissiva come avrebbe potuto sembrare. Costei lavora per Lily, una stilista che non accetta che gli anni passino anche per lei. Per Lily lavora anche il marito di Ysis la quale, madre di quattro figli si innamora di Marie, proprietaria di un’agenzia di babysitter. Lily ha una sorella ipocondriaca e un’impiegata piuttosto pettegola che nasconde un segreto. C’è poi, per finire, Fanny una conducente di autobus che, grazie a una botta in testa, riscopre la propria sessualità.
La mappa tracciata nella sinossi può essere utile per ricordare le protagoniste di questa opera prima di Audrey Dana che ha riunito attorno a sé un cast stellare di colleghe (Dana è attrice) alle quali avrebbe potuto fornire un’occasione di incontro migliore. Non è facile per nessuno destreggiarsi con un numero così elevato di primedonne, ognuna con la propria caratterizzazione (in alcuni casi decisamente sopra le righe). L’impresa era riuscita a François Ozon con Otto donne e un mistero ma qui se non fallisce totalmente mostra un difetto fondamentale: ognuna di loro deve (contrattualmente?) trovare lo spazio per una scena madre e 11 scene madre sono un po’ troppe.
Il difetto maggiore però sta nella rappresentazione delle donne come forse sono ma che sicuramente qui appaiono come certi uomini le vorrebbero vedere: cioè ‘tutte puttane di qualcuno’ come recita letteralmente una battuta del film. Quindi si schiaccia sul pedale del sesso (più parlandone esplicitamente che non mostrandolo), ci si aggiunge qualche dinamica familiare con la ciliegina sulla torta di borborigmi intestinali come nel più ‘classico’ dei cinepanettoni. Ma potremmo anche pensare al piacere della realizzazione di una commedia a suo modo trasgressiva nel panorama del cinema francese se poi non la si andasse a chiudere con un finale (non preoccupatevi non facciamo spoiler) alla Lelouch. Ma Claude un suo stile (apprezzabile o meno) ce l’ha sempre avuto. Qui invece anche quello finisce con il latitare.

Redazione Autore