Come vedere Natale col boss (2015) in Streaming

Natale col boss – Film di Natale

Come vedere Natale col boss (2015) in Streaming

Una commedia ben scritta, ben girata, ben montata e benissimo recitata, con un sorprendente Peppino Di Capri: il futuro del cinepanettone
Locandina Natale col boss

Cosimo e Leo sono due poliziotti completamente deficienti (con il “ci” sillabato) mandati a sorvegliare un boss della camorra proprio in virtù della loro manifesta idiozia dal loro capo corrotto. Ciò nonostante riescono a fotografare il boss, che dunque si vede costretto a rifarsi letteralmente la faccia, e si rivolge a due chirurghi plastici, Alex e Dino, che si mettono all’opera per esaudire la sua richiesta (in punta di pistola): assomigliare come una goccia d’acqua a Leonardo DiCaprio. Peccato che i chirurghi, anch’essi piuttosto deficienti, capiscano Peppino Di Capri e rendano il criminale identico al cantante campano.

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Il fatto che Natale con il boss esca proprio sotto Natale e che parte del film sia ambientato alla vigilia non basta a ridurre il film al mero ruolo di cinepanettone. Qui siamo di fronte ad una commedia ben scritta (da un team di cinque sceneggiatori, fra cui il duo Lillo e Greg che conta per uno ma fa per quattro: è loro l’idea iniziale dell’equivoco Leonardo-Peppino), ben girata, ben montata (senza tempi morti, con ritmo comico) e benissimo recitata da un cast che, oltre a Lillo e Greg e al duo Mandelli-Ruffini (qui diretti in modo da non sbrodolare e non autocompiacersi), vanta alcuni fra i migliori caratteristi della scuola napoletana come Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito e Antonio Pennarella, per citarne solo alcuni. Nota di merito speciale per Francesco Di Leva, l’unico delegato a mantenere una recitazione straight in una parodia del gangster film, Enrico Guarnieri, straordinario commissario di polizia, e Giulia Bevilacqua, moglie di Leo, che tocca tutte le corde del suo personaggio, finalmente un ruolo femminile ben scritto e concepito contro stereotipo in una commedia italiana contemporanea. Del resto che De Biasi & co lavorino contro stereotipo è evidente da mille dettagli, a cominciare dal proliferare di cassonetti per la differenziata nella Napoli della “monnezza”.
Ma la vera sorpresa di Natale con il boss è Peppino Di Capri, che riesce ad interpretare il ruolo del boss che tanto gli assomiglia con grande credibilità fisica e vocale e interagisce con il se stesso schivo e bonario che il pubblico conosce. Il suo duetto finale con il rapper Gué Pequeno, su titoli di coda che mescolano il fumetto con il documentario, dà la misura di quanto Di Capri sia un perfomer a tutto tondo capace di reinventarsi per il Ventunesimo secolo.
Natale con il boss possiede la consapevolezza che gli spettatori non sono necessariamente deficienti, e dunque possono divertirsi a seguire una trama che è sì surreale, ma è anche basata su quanto, al cinema, è ormai “patrimonio” acquisito: una memoria storica dei mafia movie (e del cinema di alcuni autori, in primis Matteo Garrone, citato almeno tre volte), una conoscenza dei meccanismi comici che ne consente il ribaltamento e la variazione, una comprensione dei caratteri che dà spazio al rinnovamento partendo proprio dalla loro riconoscibilità. Ogni attore è utilizzato sulla base delle sue specifiche potenzialità e dello spazio che si è conquistato nell’immaginario collettivo. Ogni battuta fa perno sul ricordo di mille altre, e poi trova la spigolatura innovativa, il piccolo twist intelligente. Si ride senza vergognarsene, si segue il ritmo “in levare” di ogni scena e una comicità che è un susseguirsi di situazioni congruenti pur nella loro demenzialità, non una sequela di gag o di episodi malamente appiccicati l’uno all’altro. Questo non è solo il futuro del cinepanettone, ma il futuro della commedia popolare (all’)italiana, quella da largo pubblico e da grasse risate.

Natale col Boss: Recensione in Anteprima

Abbandonato Neri Parenti e la vecchia e stantia formula del cinepanettone classico ad episodi, non a caso ripreso al volo da Medusa con Vacanze ai Caraibi, Aurelio DeLaurentiis ha inaspettatamente portato la propria creatura cinematografica verso lidi fino a pochi anni fa inimmaginabili conNatale col Boss. D’altronde gli incassi stagionali dell’antica formula si erano anno dopo anno dimezzati, raschiando il fondo del barile appena 12 mesi fa con i miseri 6 milioncini di euro incassati da Un Natale stupefacente. Eppure il presidente del Napoli Calcio non ha fatto tabula rasa, confermando il romano Volfango De Biasialla regia e il duo Lillo&Greg negli abiti dei due protagonisti, arrivati così al loro 4° cinepanettone consecutivo dopo i primi due Colpi di fulmine e Colpi di fortuna.

Per provare a sparigliare il tavolo, come detto, DeLaurentiis e De Biasi hanno avuto il coraggio di cambiare completamente strada rispetto ai fortunati ma ormai irripetibili percorsi passati, dando così vita al più divertente e originale film della saga degli ultimi 15 anni. Perché in Natale col Boss, elemento di non poco conto dinanzi ad una commedia che da sempre ambisce solo e soltanto a questo, si ride. E anche di gusto. Shakerando ‘er monnezza‘ con i Manetti Bros., De Biasi ha dato vita ad un simpatico prodotto di genere che parodizza il poliziesco in salsa mafiosa tornato in voga in questi ultimi anni grazie al boom cinematografico e televisivo di Gomorra. Tutto questo incrociando 6 personaggi decisamente differenti tra di loro.

Alex e Dino, ovvero Lillo e Greg, affermati chirurghi plastici sbarcati da Roma a Milano, improvvisamente rapiti e di corsa portati in Campania; Leo e Cosimo, ovvero Paolo Ruffini e Francesco Mandelli, deficienti poliziotti sulle tracce di un pericoloso boss partenopeo di cui nessuno conosce il volto; ed infine il tirapiedi di quest’ultimo, costretto a cambiar faccia perché visto in volto dai due cretini sopra menzionati, e Peppino Di Capri, a 76enne splendidamente tornato sul set con un doppio ruolo: quello del boss trasformato, per l’appunto, e quello originale che da mezzo secolo lo vede affermato cantante.

Una commedia degli equivoci bilanciata negli sketch e intelligentemente forzata nello scimmiottare il genere del poliziesco vecchia maniera. Dimenticati luoghi esotici, navi da crociera, montagne innevate, mogli cornute e mariti farfalloni, il cinepanettone Filmauro ha scaricato gli ormai putridi ingredienti di un tempo per provare a cucinare qualcosa di più sfizioso e saporito, evitando quelle gag gratuitamente volgari e fisicamente idiote a cui tutti noi c’eravamo purtroppo abituati. La sceneggiatura scritta addirittura a 14 mani, 4 delle quali appartenenti agli strabordanti Lillo & Greg, funziona perché finalmente centrata sulla scrittura, sulla battuta estemporanea, sul demenziale spinto e voluto, sulla parodia dura e pura in salsa italiota, con tanto di geniale cameo finale che almeno su Blogo non vi sveleremo nemmeno sotto tortura.

Se persino Paolo Ruffini e Francesco Mandelli fanno clamorosamente ridere (c’è una scena alla Gomorra che strappa applausi), Claudio Gregori e Pasquale Petrolo, ovvero Lillo&Greg, si sono invece confermati due comici cinematografici il più delle volte sottovalutati, o forse dovremmo dire mal sfruttati, in grado di strappare risate con la minima interazione di coppia, neanche a dirlo spesso no-sense. Impossibile poi non sottolineare la prova d’attore di Peppino Di Capri, credibilissimo nello spaziare tra il proprio reale io e il volto di uno sboccato, violentissimo e folle boss mafioso, per un film che tralasciando un paio di passaggi a vuoto va a vincere con estrema facilità la sfida diretta con gli altri ‘cinepanettoni’ più o meno ufficiali di questo Natale 2015.

Da Matrimonio al Sud a Vacanze ai Caraibi passando per Il professor Cenerentolo di Pieraccioni, titoli che a differenza della pellicola di De Biasi si sono limitati a replicare la solita e trita e ritrita storia che nulla ha più da dire ed esprimere, anche solo in termini di divertimento. Perché a volte cambiar lineamenti e connotati, che sia tramite bisturi o molto più semplicemente inchiostro, aiuta.

Natale col Boss (Ita, commedia, 2015) di Volfango De Biasi; con Claudio Gregori, Pasquale Petrolo, Francesco Mandelli, Paolo Ruffini, Giulia Bevilacqua, Francesco Di Leva, Enrico Guarneri, Franco Pennasilico, Peppino Di Capri – uscita mercoledì 16 dicembre 2015.

 

Natale col boss: la recensione della commedia di Natale con Lillo e Greg

Natale col boss: la recensione della commedia di Natale con Lillo e Greg

Due chirurghi plastici romani trapiantati a Milano devono lasciare la loro bella vita di pluriritoccatori di ricconi, quando un boss camorrista, identificato da due poliziotti in appostamento, è costretto a cambiare faccia. Rapiti e portati a Napoli, vengono obbligati ad operarlo e tenuti prigionieri fino allo svelamento del nuovo volto scelto dal criminale, che per una vocale capricciosa sfuggita ai due, è quello di Peppino Di Capri invece che di Leonardo DiCaprio.

C’è uno strano scontro di idee e di metodi in questo Natale cinematografico made in Italy. Se una delle parti in causa infatti rivendica orgogliosamente l’operazione nostalgia del cinepanettone con i suoi ingredienti storici, l’altra – proprio quella dove ha per decenni prosperato la formula “Vacanze a” – cerca da un po’ di allontanarsi dal modello della commedia caciarona a episodi per entrare in territori meno battuti e meno grevi. L’anno scorso Un Natale stupefacente, primo film del genere prodotto dalla Filmauro con una storia unica affidata aLillo e Greg, anche se gradevole non aveva però un ritmo omogeneo, mentre quest’anno gli autori hanno aggiustato il tiro e oliato i meccanismi affidandosi alla struttura più robusta dell’action comedy scappa-scappa a equivoco plurimo.

E se sempre l’anno scorso certi scambi tra gli attori sembravano più adatti al palco di un teatro che al grande schermo, complice l’unità di tempo e luogo, stavolta ci si muove molto e ci si diverte fino alla fine senza evidenti inceppamenti e riempitivi. Non tanto per le battute o i momenti surreali in cui Lillo e Greg sono ormai maestri (e va detto che il primo ha qui modo di brillare di luce propria: sono suoi alcuni dei momenti più spassosi del film), quanto per le situazioni paradossali in cui tutti i personaggi si vengono a trovare e le reazioni che mettono in atto. Dalla coppia di squinternati poliziotti di Paolo Ruffini eFrancesco Mandelli (con un bel look alla Serpico dei poveri da poliziottesco, oltre che sotto il trucco del moribondo Mammasantissima) al doppio e irresistibilePeppino Di Capri nel ruolo del boss e di se stesso, dalla bella e atletica Giulia Bevilacqua ai molti ottimi caratteristi che danno vita a un ensemble brillante che ci conferma che il nostro cinema ha un vasto parco attori poco utilizzato, per via dell’ormai cronica carenza di film di genere.

Quello che ci è inoltre piaciuto è che in un prodotto pensato in funzione del divertimento fine a se stesso non si sia mai ceduto alla tentazione dell’idiozia. Così, anche se l’azione parte da un’idea dichiaratamente e totalmente assurda – più pretesto che spunto narrativo – non è per niente forzato o illogico quello che viene dopo. Succede un po’ come in quelle laboriose costruzioni coi pezzi del domino, dove basta far cadere il primo tassello perché gli altri lo seguano in una velocissima reazione a catena alla fine della quale magari succede qualcosa di inatteso (e la gag finale del film – che ovviamente non sveliamo – è una sorpresa davvero divertente).

L’idea iniziale, che prevedeva un boss italoamericano, avrebbe dato vita a un inevitabile confronto con modelli troppo alti (lo stesso Greg che ne è l’autore ha citato il classico per eccellenza delle commedie di inseguimento A qualcuno piace caldo), mentre in un contesto di malavita italiano si può scherzare con maggiore efficacia sia sulle famose interpretazioni di De Niro che sulla nostra più celebre serie tv sull’argomento. E’ così che una delle scene più buffe del film vedeRuffini e Mandelli in pieno territorio Gomorra, adottare i comportamenti più estremi e superficiali che due fan poco intelligenti possono trarne. Paga sempre, poi, la scelta di prendere un personaggio molto famoso ma del tutto avulso dal contesto cinematografico: se n’era accorto a sue spese lo stesso Ruffini nel suoTutto molto bello, con il cammeo autoironico di un divo pop come Pupo che finiva per rubare la scena e in questo caso l’operazione è amplificata dalla creazione di un doppio cattivo dell’icona popolare Peppino Di Capri, che a 76 anni affronta con molto spirito e bravura la sua prima prova d’attore puro in quello che per lui è un antimusicarello, visto che quando canta, con entrambe le identità, per motivi diversi è costretto a farlo male.

Natale col boss dunque fa ridere con semplicità e onestà e qua e là regala agli appassionati piccole perle e citazioni, come l’omaggio all’indimenticabile Remo Remotti o la variante della scena dell’eremita di Frankenstein Jr. E’ un film che, titolo a parte, avrebbe potuto uscire anche in un altro periodo dell’anno, quando forse avrebbe trovato un pubblico meno distratto.

 

Redazione Autore