Come vedere Quel fantastico peggior anno della mia vita (2015) in Streaming

“Quel fantastico peggior anno della mia vita” un film di rara finezza psicologica

Thomas Mann è un nome impegnativo per un giovane attore, ma il ventiquattrenne interprete di Quel fantastico peggior anno della mia vita lo porta con la spiritosa leggerezza con cui incarna il protagonista Greg, liceale che, per non coinvolgersi più di tanto con la variegata fauna della scuola, ha scelto il profilo basso di essere diplomatico e non legarsi a nessuno. L’unico suo amico è Earl, un ragazzo nero insieme al quale gira amatoriali parodie di classici daArancia meccanica a Quarto Potere: tutto questo fino al giorno in cui va a far visita a una compagna Rachel (un’incantevole Olivia Cooke), affetta da leucemia.

 

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Ma il film di Alfonso Gomez-Rejon (ispirato a un romanzo di Jesse Andrews) non è una fotocopia di Colpa delle stelle: qui la storia d’amore resta sublimata a livello di affettività elettiva; il dolore viene esorcizzato dall’ironia in una dimensione adolescenziale che nei limiti del possibile cerca di mantenersi ludica. Rejon accompagna il gioco fresco degli attori con vivaci movimenti di camera, che non diventano mai invadenti, e squisita finezza psicologica.

La tragedia di una malattia terminale in età giovanile, virata in chiave di commedia colta e cinefila

Locandina Quel fantastico peggior anno della mia vita

Greg è un ragazzo di talento ma incapace di relazionarsi con il prossimo. Preferisce sfuggire la profondità nei rapporti e crogiolarsi nella sua eterna adolescenza insieme a Earl, il suo migliore amico, da lui definito solo “collega”. Quando la madre di Greg lo costringe a far compagnia a Rachel, una ragazza del suo liceo malata di leucemia, le barriere emozionali di Greg cominciano lentamente a crollare, lasciando spazio a un’inaspettata maturità.

Il tema principale del secondo film di Alfonso Gomez-Rejon (un passato come assistente di Scorsese e Iñárritu, un debutto nell’horror), ossia il confronto con l’indicibile dolore della malattia terminale in età giovanile, porta inevitabilmente Quel fantastico peggior anno della mia vita a misurarsi con altri titoli cult di un sottogenere particolarmente gremito nel recente cinema indipendente americano. Prima Gus Van Sant con il mélo di L’amore che resta, poi la rielaborazione sotto forma di commedia di 50 e 50 e infine Colpa delle stelle, l’incredibile successo young adult tratto dal best-seller di John Green, hanno prepotentemente messo il cancro e il tema della morte al centro del romanzo di formazione adolescenziale. A condizionare, nel bene e nel male, Quel fantastico peggior anno della mia vita è la consapevolezza di non arrivare per primo. O meglio, è la consapevolezza tout court, a 360°. Quella di una sceneggiatura – scritta da Jesse Andrews, autore del romanzo da cui il film è tratto – così ricca di freddure da colto umorismo Sundance, da risultare incontenibile e forse ingestibile nei binari della narrazione. I movimenti di macchina inconsueti e arditi, i dialoghi velocissimi e ricchi di citazioni e la cinefilia strabordante, che sfocia nella gag delle parodie dei classici d’autore girate da Greg e Earl (con più di un debito verso Be Kind Rewind – Gli acchiappafilm), conducono il film di Gomez-Rejon su un piano di metatestualità così esasperato da distaccarsi irrimediabilmente rispetto al testo effettivo. Proprio come il suo protagonista Greg, pervicacemente cinico e immaturo, Quel fantastico peggior anno della mia vita fatica ad andare oltre la sagace strizzata d’occhio rivolta a un preciso target (il film trionfa al Sundance Film Festival), chiudendo definitivamente le spalle alla chance di comunicare con la maggioranza del pubblico. Se 10 cose che odio di te e (500) giorni insieme – da cui Gomez-Rejon riprende l’uso della voce narrante e il comandamento di non raccontare una storia d’amore – riuscivano a utilizzare l’arguzia nerd per impreziosire una storia convenzionale, la tragi-commedia mumblecore degli anni Dieci sembra porsi pervicacemente al di sopra della materia, stabilendo una gerarchia inversa tra contorno e sostanza. I comprimari Earl e Rachel finiscono così per risultare molto più interessanti del protagonista, ma rimangono confinati sullo sfondo, semplici proiezioni del pensiero debole del punto di vista dominante. Earl esiste per mostrare un minimo di saggezza da orgoglio black e insegnare a Greg il valore dell’amicizia, Rachel si ammala gravemente e solo così può legarsi a Greg e instillargli un po’ di maturità, permettendogli di spiccare quel salto troppo a lungo rimandato. Una costruzione diseguale, a tratti irresistibile e a tratti irritante, che giunge all’inevitabile climax dopo aver smarrito per strada le intuizioni migliori, in un rifiuto autolesionistico di una presunta e forse temuta convenzionalità.
Tecnicamente ineccepibile – fotografia di Chung Chung-hoon, prediletto da Park Chan-wook, e musiche di Brian Eno – Quel fantastico peggior anno della mia vita vive di frammenti memorabili e sembra possedere tutte le note giuste, ma senza riuscire a strutturarle in una partitura che si dimostri convincente e longeva

Redazione Autore