Come vedere Vacanze ai Caraibi (2015) in Streaming

 Vacanze ai Caraibi – Il film di Natale

Come vedere Vacanze ai Caraibi (2015) in Streaming Gratis

Una commedia più vintage che vecchia, che ricodifica esplicitamente il genere attenendosi in modo parodistico ai suoi cliché
Locandina Vacanze ai Caraibi - Il film di Natale

Mario Grossi Tubi ha sperperato il proprio patrimonio e quello della moglie Gianna, ignara delle malefatte del marito. Le sue speranze sono ora riposte nel possibile matrimonio fra la figlia Anna Pia, una nerd con pessimo gusto per i fidanzati, e il cinquantenne Ottavio, che si spaccia per miliardario. Peccato che anche Ottavio sia al verde e sia accampato a sbafo nella villa di “un certo Lapo” ai Caraibi. I Caraibi sono anche la location di altre due storie: quella dell’attrazione fatale fra Fausto e Claudia, opposti per background e stile di vita ma supremamente compatibili in materia erotica, e quella della dipendenza di Adriano, conduttore di una tv catanese, da ogni tipo di gadget tecnologico come da ogni tipo di social.

 

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Per capire Vacanze ai Caraibi nella sua dimensione meno scontata bisogna partire dai titoli di coda e dalla scenetta che Neri Parenti fa recitare a se stesso e ai suoi due mattatori, Christian De Sica e Massimo Ghini: regista e attori interpretano una “discussione creativa” sulla scelta se essere più o meno volgari, in conformità con il genere cinepanettone. Se letto a partire da quest’ultima gag, Vacanze ai Caraibi assume una dimensione metacinematografica davvero interessante e particolarmente gustosa per i fan. C’è infatti, nell’intera messinscena della commedia di Parenti, un’estrema consapevolezza delle caratteristiche di quello che è diventato, appunto, un genere a sé, che Vacanze ai Caraibi esplicitamente ricodifica attenendosi in modo quasi parodistico ai suoi cliché più triti.
È la differenza fra un’esecuzione paint by numbers, ovvero intenta a seguire pedissequamente le regole, e un inside joke, ovvero una gag percognoscenti, che sono sì il regista, gli interpreti e gli sceneggiatori, ma anche il pubblico dfi aficionadosche si è fatto una (in)cultura pop Natale dopo Natale. Non è un caso che il film di Parenti sia costellato di citazioni comprensibili agli addetti ai lavori e a un certo pubblico, dai finti saggi firmati (nel film) dal produttore Mario Gianani e dallo sceneggiatore Fausto Brizzi, cui è dedicata anche una battuta sull’opportunità di dare il suo nome a un criceto, alla pizzeria Frontoni ai Caraibi (omaggio a uno storico locale “sparito” di Trastevere).
Vacanze ai Caraibi risulta più vintage che vecchio, e alcune sue gag, soprattutto quelle fra De Sica e Ghini, sono ad alta probabilità di diventareinstant cult: un cult fatto di volgarità spicciole, peti e peni, equivoci e calembour di bassa e bassissima lega che il film esplicitamente descrive come “cose che si facevano a 13 anni”, ma di possibile effetto comico cumulativo durante la visione (che affinché il trucco funzioni dovrà essere necessariamente collettiva, e a sala gremita), e di probabile citazionismo futuro.
Al pubblico natalizio non importerà nulla della valenza metacinematografica di cui sopra, ma apprezzerà i talenti comici sullo schermo che includono, nell’ordine, due performer da vaudeville che si potenziano a vicenda (i veterani Ghini e De Sica), un virtuoso delle imitazioni come Dario Bandiera nei panni di Adriano, una principessa della comicità coatta come Ilaria Spada, sempre molto superiore al materiale affidatole e ormai pronta per ruoli di ben maggiore complessità, un interprete affidabile come Luca Argentero cui il ruolo del bacchettone nordico calza come un guanto (vedi Noi e la Giulia) e una solida comedienne come Angela Finocchiaro, ormai “sposa di fatto” di De Sica dopo Compagni di scuola.

Vacanze ai Caraibi – Il film di Natale: recensione del cinepanettone 2015

Vacanze ai Caraibi - Il film di Natale: recensione del cinepanettone 2015

Formule per creare film di sicuro successo, è appurato, non ce ne sono, anche se i produttori venderebbero l’anima al diavolo per trovarle. Ma per fare alcuni generi di film ci sono dei ricettari ben precisi. Prendiamo ad esempio i cinepanettoni, a partire dal lontano capostipite, il vanziniano Vacanze di Natale del 1983, per proseguire con la lunga serie di apocrifi, imitazioni e originali, perfezionati conVacanze di Natale ’95, il primo della serie diretto da Neri Parenti, fino all’ultimo sotto l’egida di Aurelio De Laurentiis, Vacanze di Natale a Cortina (2011).

Gli ingredienti sono sempre quelli: su un canovaccio da pochade e in uno sfondo più o meno esotico o comunque extraroutine, con sponsor importanti e dunque un product placement sfacciato, si muove una variegata e in genere cialtrona umanità, sulla traccia di esili trame fondate su equivoci, parolacce, doppi sensi e sensi unici, comicità da gabinetto e grottesche situazioni sessuali. In questo senso forse non è del tutto sbagliato dire che quello dei film natalizi/vacanzieri è stato un cinema specchio di certa realtà del nostro paese e in cui il pubblico (soprattutto quello che va al cinema solo per le feste) non si riconosceva ma era sicuro di rivedere l’amico, il vicino dei casa o il collega. Come in America gli horror e i disaster movies degli anni Settanta attiravano attori anche famosi, questo tipo di film da noi ha coinvolto nel tempo non solo comici televisivi o starlette del momento, ma anche attori stranieri e interpreti di buon livello.

Piaccia o meno, è pur sempre un pezzo della nostra storia del costume: il problema, semmai, è cercare di capire se possa funzionare ancora. Sa tanto di operazione nostalgia, anche per questo, il ritorno alle origini di Neri Parenti e dei suoi sceneggiatori Martani e Brizzi che, forti della complicità dei ritornantiChristian De Sica, Massimo Ghini e Dario Bandiera, firmano con Vacanze ai Caraibi quella che sembra essere una versione revisionista del genere. Rispetto ai “tempi d’oro”, infatti, il cast è meno nutrito e anche il tema vacanziero è quanto meno stiracchiato. In vacanza vera e propria, su una gigantesca nave da crociera di un noto e sfortunato armatore (scelta poco spiegabile da parte dei due protagonisti, visto la sofferenza che provoca in entrambi) ci sono solo Luca Argentero nel ruolo di un precisino e noioso filologo (!) nordico e la scatenataIlaria Spada nella parte di una bella e coattissima ragazza romana. Sono i classici opposti che si attraggono pur detestando tutto l’uno dell’altro e che ancora prima di sbarcare hanno cornificato e abbandonato i rispettivi. C’è poi la coppia composta da Angela Finocchiaro e Christian De Sica (stavolta il suo personaggio canaglia è accompagnato da due di pari cattiveria), con una figlia e una villa a Santo Domingo, che lui vuole vendere per riparare il baratro finanziario in cui si trova, all’insaputa della moglie svampita in lutto per il cane Otto. E c’è infine un siciliano schiavo delle nuove tecnologie che vive in un mondo – e in modo – esclusivamente virtuale (Dario Bandiera), che si reca sul posto per una celebre fiera mondiale del settore e finisce in modo rocambolesco su un isolotto deserto, in crisi di astinenza per mancanza di “campo”.

L’ossatura della storia è fragile, poco più di un canovaccio, tanto che per arrivare ai fatidici 100 minuti di durata si tira per le lunghe l’episodio principale, quello conGhini e De Sica, in un crescendo di situazioni sempre più incredibili e risolte in modo frettoloso, mentre del tutto avulso dal contesto appare proprio l’one man show di Dario Bandiera. Ma la domanda fondamentale è: si ride o no?L’importante, con questo genere di film, è sapere cosa si va a vedere. Se lo si accetta per quello che è, qualche volta anche lo spettatore più prevenuto si lascia andare alla risata, anche se non gli piace ridere per certe cose: Christian De Sicae Massimo Ghini del resto sono due consumati animali da scena, a loro agio con l’iperbole come su un palcoscenico del varietà e si rimpallano la palla con convinzione, finendo per farci ridere anche quando non vorremmo.

A questo punto il responso tocca al pubblico, di cui non è facile indovinare la composizione: nostalgici quarantenni, adolescenti o insospettabili intellettuali? Di certo i produttori hanno fatto una scommessa temeraria, perché quest’anno in sala non ci sarà solo una sfida fratricida, ma anche un’impari battaglia contro il potere oscuro della Forza.

Redazione Autore