Vacanze ai Caraibi – Il film di Natale
Come vedere Vacanze ai Caraibi (2015) in Streaming Gratis
Una commedia più vintage che vecchia, che ricodifica esplicitamente il genere attenendosi in modo parodistico ai suoi cliché
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Mario Grossi Tubi ha sperperato il proprio patrimonio e quello della moglie Gianna, ignara delle malefatte del marito. Le sue speranze sono ora riposte nel possibile matrimonio fra la figlia Anna Pia, una nerd con pessimo gusto per i fidanzati, e il cinquantenne Ottavio, che si spaccia per miliardario. Peccato che anche Ottavio sia al verde e sia accampato a sbafo nella villa di “un certo Lapo” ai Caraibi. I Caraibi sono anche la location di altre due storie: quella dell’attrazione fatale fra Fausto e Claudia, opposti per background e stile di vita ma supremamente compatibili in materia erotica, e quella della dipendenza di Adriano, conduttore di una tv catanese, da ogni tipo di gadget tecnologico come da ogni tipo di social.
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Per capire Vacanze ai Caraibi nella sua dimensione meno scontata bisogna partire dai titoli di coda e dalla scenetta che Neri Parenti fa recitare a se stesso e ai suoi due mattatori, Christian De Sica e Massimo Ghini: regista e attori interpretano una “discussione creativa” sulla scelta se essere più o meno volgari, in conformità con il genere cinepanettone. Se letto a partire da quest’ultima gag, Vacanze ai Caraibi assume una dimensione metacinematografica davvero interessante e particolarmente gustosa per i fan. C’è infatti, nell’intera messinscena della commedia di Parenti, un’estrema consapevolezza delle caratteristiche di quello che è diventato, appunto, un genere a sé, che Vacanze ai Caraibi esplicitamente ricodifica attenendosi in modo quasi parodistico ai suoi cliché più triti. Vacanze ai Caraibi – Il film di Natale: recensione del cinepanettone 2015![]() Formule per creare film di sicuro successo, è appurato, non ce ne sono, anche se i produttori venderebbero l’anima al diavolo per trovarle. Ma per fare alcuni generi di film ci sono dei ricettari ben precisi. Prendiamo ad esempio i cinepanettoni, a partire dal lontano capostipite, il vanziniano Vacanze di Natale del 1983, per proseguire con la lunga serie di apocrifi, imitazioni e originali, perfezionati conVacanze di Natale ’95, il primo della serie diretto da Neri Parenti, fino all’ultimo sotto l’egida di Aurelio De Laurentiis, Vacanze di Natale a Cortina (2011). Gli ingredienti sono sempre quelli: su un canovaccio da pochade e in uno sfondo più o meno esotico o comunque extraroutine, con sponsor importanti e dunque un product placement sfacciato, si muove una variegata e in genere cialtrona umanità, sulla traccia di esili trame fondate su equivoci, parolacce, doppi sensi e sensi unici, comicità da gabinetto e grottesche situazioni sessuali. In questo senso forse non è del tutto sbagliato dire che quello dei film natalizi/vacanzieri è stato un cinema specchio di certa realtà del nostro paese e in cui il pubblico (soprattutto quello che va al cinema solo per le feste) non si riconosceva ma era sicuro di rivedere l’amico, il vicino dei casa o il collega. Come in America gli horror e i disaster movies degli anni Settanta attiravano attori anche famosi, questo tipo di film da noi ha coinvolto nel tempo non solo comici televisivi o starlette del momento, ma anche attori stranieri e interpreti di buon livello. Piaccia o meno, è pur sempre un pezzo della nostra storia del costume: il problema, semmai, è cercare di capire se possa funzionare ancora. Sa tanto di operazione nostalgia, anche per questo, il ritorno alle origini di Neri Parenti e dei suoi sceneggiatori Martani e Brizzi che, forti della complicità dei ritornantiChristian De Sica, Massimo Ghini e Dario Bandiera, firmano con Vacanze ai Caraibi quella che sembra essere una versione revisionista del genere. Rispetto ai “tempi d’oro”, infatti, il cast è meno nutrito e anche il tema vacanziero è quanto meno stiracchiato. In vacanza vera e propria, su una gigantesca nave da crociera di un noto e sfortunato armatore (scelta poco spiegabile da parte dei due protagonisti, visto la sofferenza che provoca in entrambi) ci sono solo Luca Argentero nel ruolo di un precisino e noioso filologo (!) nordico e la scatenataIlaria Spada nella parte di una bella e coattissima ragazza romana. Sono i classici opposti che si attraggono pur detestando tutto l’uno dell’altro e che ancora prima di sbarcare hanno cornificato e abbandonato i rispettivi. C’è poi la coppia composta da Angela Finocchiaro e Christian De Sica (stavolta il suo personaggio canaglia è accompagnato da due di pari cattiveria), con una figlia e una villa a Santo Domingo, che lui vuole vendere per riparare il baratro finanziario in cui si trova, all’insaputa della moglie svampita in lutto per il cane Otto. E c’è infine un siciliano schiavo delle nuove tecnologie che vive in un mondo – e in modo – esclusivamente virtuale (Dario Bandiera), che si reca sul posto per una celebre fiera mondiale del settore e finisce in modo rocambolesco su un isolotto deserto, in crisi di astinenza per mancanza di “campo”. L’ossatura della storia è fragile, poco più di un canovaccio, tanto che per arrivare ai fatidici 100 minuti di durata si tira per le lunghe l’episodio principale, quello conGhini e De Sica, in un crescendo di situazioni sempre più incredibili e risolte in modo frettoloso, mentre del tutto avulso dal contesto appare proprio l’one man show di Dario Bandiera. Ma la domanda fondamentale è: si ride o no?L’importante, con questo genere di film, è sapere cosa si va a vedere. Se lo si accetta per quello che è, qualche volta anche lo spettatore più prevenuto si lascia andare alla risata, anche se non gli piace ridere per certe cose: Christian De Sicae Massimo Ghini del resto sono due consumati animali da scena, a loro agio con l’iperbole come su un palcoscenico del varietà e si rimpallano la palla con convinzione, finendo per farci ridere anche quando non vorremmo. A questo punto il responso tocca al pubblico, di cui non è facile indovinare la composizione: nostalgici quarantenni, adolescenti o insospettabili intellettuali? Di certo i produttori hanno fatto una scommessa temeraria, perché quest’anno in sala non ci sarà solo una sfida fratricida, ma anche un’impari battaglia contro il potere oscuro della Forza. |