Diritto all’oblio, in Europa tutela estesa a tutti i siti di Google

L’intenso braccio di ferro tra Google e l’Europa sul delicato terreno del “diritto all’oblio”, ovvero sul diritto dell’utente di chiedere la rimozione dei link evidenziati dai motori di ricerca relativi ad informazioni personali che lo riguardano, prosegue con una battaglia vinta dalle autorità europee. Google si prepara infatti ad applicare a tutte le versioni del suo motore di ricerca la rimozione dei link a seguito dell’accoglimento della richiesta dell’utente che esercita il diritto all’oblio. Per comprendere l’importante cambio di rotta è opportuno contestualizzare la novità, non ancora confermata nei dettagli da Google, ma riportata da fonti autorevoli, a partire dalFinancial Times.

Sino ad ora, il diritto all’oblio è stato applicato solo alle versioni europee del motore di ricerca di Google e non a livello globale. In concreto, se un utente italiano chiede la cancellazione di un link contenente informazioni personali, Google, espletata la procedura necessaria, cancella effettivamente il link da tutte le homepage del motore di ricerca europee (compreso google.it), ma il risultato delle ricerche è ugualmente presente e reperibile utilizzando la homepage di google.com.

Una situazione che ha creato non poco malumore in ambito europeo e che ha portato diverse autorità garanti che si battono per la tutela della privacy ad intervenire. Si cita, a titolo di esempio, la CNIL francese che nel mese di settembre 2015 ha stabilito in maniera netta l’obbligo di applicare il diritto all’oblio a tutti i siti internazionali di Google.

A breve, conferma a Reuters una fonte vicina alla casa di Mountain View, il risultato non figurerà in tutti i siti di Google (europei e internazionali), se la ricerca verrà effettuata nella nazione da cui è scatuirita la richiesta di rimozione. Ad esempio, richiesta di cancellazione proveniente dall’Italia, conseguente eliminazione dei risultati controversi da tutte le versioni di Google (italiane, europee ed extra europee) in caso di ricerche effettuate dall’Italia.

Tratteggiato il principio di funzionamento della protezione estesa, resta il dubbio che gli strumenti a tutela della privacy siano facilmente aggirabili. Google, nello specifico, non ha chiarito in che modo stabilirà il paese di origine di chi effettua la ricerca. Lo strumento più logico passa per l’esame dell’indirizzo IP dell’utente, ma, in tal caso, sarebbe sufficiente utilizzare una VPN per ingannare Google, facendo credere che l’utente opera in un paese extra europeo, e aggirare il filtro dei risultati delle ricerche. Come dice il proverbio, fatta la legge trovato l’inganno. Certo è che, quanto meno formalmente, la novità, che dovrebbe essere applicata a partire dalla metà di febbraio secondo quanto riporta la BBC, contribuirà nell’immediato ad allentare la tensione tra Google e le autorità garanti della privacy che operano a livello europeo.

A partire dal 29 maggio 2014 – a maggio 2014 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sancito il diritto all’oblio attivabile a richiesta dell’utente – la casa di Mountain View ha ricevuto 385,973 richieste di rimozione, accogliendone il 42.5% (dati ricavati dal Rapporto sulla trasparenza). E’ possibile esercitare il diritto all’oblio compilando un apposito modulo predisposto da Google.

Redazione Autore