Google appoggia Apple contro la Casa Bianca

Anche Google si schiera dalla parte di Apple nel respingimento delle richieste da parte dell’FBI di poter forzare la sicurezza di un iPhone 5C utilizzato da un terrorista. E Google, del resto, non potrebbe fare altrimenti: la questione non verte su una sfida di mercato, in questo caso, ma su di un principio che, una volta abbattuto, aprirebbe le porte ad un nuovo modo di intendere tanto la privacy quanto i rapporti con gli stati nazionali. Ecco perché quel che sostiene Tim Cook è esattamente quanto sostiene Sundar Pichai, CEO di Mountain View. Pichai dice la propria in cinque tweet concatenati, urlando il proprio appoggio ad Apple: creare una backdoor per le autorità USA significherebbe aprire una breccia di cui chiunque potrebbe servirsi.

Ma il caso è destinato a veder alzati i toni anche in conseguenza del fatto che il clima elettorale che si respira negli USA ha immediatamente colto nel segno: da una parte i democratici, che cercano un accordo con la Silicon Valley per arrivare alla formulazione di un accordo che tuteli gli interessi di ambo le parti; dall’altra i repubblicani (Donald Trump in testa), immediatamente pronti a scagliarsi in favore della guerra al terrorismo e contro le misure cautelative poste in essere da Cupertino. In mezzo v’è la Casa Bianca, chechiede un intervento una tantum senza porre in essere le basi per un abuso indiscriminato dei dati degli utenti sui propri rispettivi device.

E c’è chi vede per il caso un capitolo successivo presso la Corte Suprema. In quel caso la decisione sarà di importanza capitale poiché il dibattito si sposterà dall’opportunità di una battaglia anti-terrorismo ai rischi di una decisione che abbatte le barriere protettive della privacy. Una soluzione politica antecedente sarebbe quantomeno un paracadute utile ad evitare lo scontro frontale tra due ideologie contrapposte e non conciliabili.

Una questione tecnica, ma anche molto di più. Per le grandi compagnie si tratta sostanzialmente di sfilarsi da una polemica che non avrebbe altrimenti fine: come autorizzare l’accesso ai dati di un iPhone negli Stati Uniti quando con ogni probabilità stessa richiesta verrebbe fatta dopo poche ore in Cina, e magari per colpire un dissidente? Come approvare l’incursione tra i dati di un terrorista quando dopo poche ore medesima richiesta potrebbe essere formulata da un paese nemico? Come poter rimanere neutrali se si autorizza in modo mirato una sola autorità? Il singolo caso sarebbe di una pericolosità devastante, poiché si aprirebbe una breccia difficilmente rimarginabile.

Redazione Autore