Recensione su Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2
LA RECENSIONE NON CONTIENE SPOILER.
“In un mondo dove la televisione si sta rivelando empre più il nuovo cinema, per la qualità crescente delle produzioni così come la possibilità di innovare ad un costo più contenuto e con minori rischi, il pubblico è sempre più abituato al concetto di serialità. Quella cinematografica è sempre esistita, e non bisogna di certo imputare la “colpa” alla saga di Harry Potter o a Peter Jackson per l’atto di dilatare emozioni (e attese). Il fatto è che vogliamo tutto subito, ma allo stesso tempo non vogliamo mai che qualcosa finisca. Lionsgate è solo l’ultimo degli studios ad aver affrontato questo duplice desiderio con una soluzione dalla duplice finalità: quella di monetizzare il più possibile un proprio prodotto ormai in fase terminale, e allo stesso tempo di darsi più tempo e spazio per realizzare il miglior adattamento possibile che possa gratificare fan e pubblico.”
Esattamente un anno fa, in occasione dell’uscita di Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 1, cercavo di giustificare così la scelta di Lionsgate di dividere il finale della saga in due capitoli, e sono parole che a dodici mesi di distanza confermo anche con Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 2, da oggi nelle sale italiane (anche nel formato 3D, inedito per la saga).
Francis Lawrence e gli autori hanno potuto in questo modo dare la giusta conclusione ad una saga che meritava un finale non sbrigativo, e che permettesse al pubblico di assaporare e meglio comprendere il drastico cambio di rotta avvenuto al termine del secondo, magnifico, capitolo: La Ragazza di Fuoco.
La saga si divide ora quindi in due metà, ognuna composta da due capitoli: gli Hunger Games e la Rivolta.
Il Canto della Rivolta, strutturato nei suoi due segmenti che si collegano in modo diretto, senza tagli o prologhi, complessivamente è un’opera più complessa, nella quale le scene d’azione sono poche ma potenti, i dialoghi intensi, e le performance, in particolare quella di Jennifer Lawrence, memorabili. Il tutto unito ad elementi di grande attualità, che la distopia e gli elementi fantasy solo apparentemente allontanano dal sua realismo.
Katniss continua il suo percorso di trasformazione da eroina involontaria a ribelle coscienziosa del proprio ruolo di simbolo. La rivolta si è trasformata ora in vera e propria guerra contro la tirannia del presidente Snow, e la battaglia si sposta prima al Distretto 2 e poi nelle strade di Capitol City.
Gli Streteghi e Snow stesso non hanno però deciso di issare bandiera bianca così velocemente come ipotizzato dai ribelli: attivano tutta una serie di trappole, chiamate “baccelli“, seminate ad ogni angolo della città. Disumane e terribili armi di distruzione, varie per natura e follia, che decimano i soldati del Distretto 13 e della Panem ora riunita.
Katniss, Gale e la loro squadriglia avanzano metro dopo metro, in un tunnel di orrori che garantisce al pubblico un tasso di angoscia e terrore superiore alla media della saga. Si arriva poi al finale, drammatico e intenso in ogni suo aspetto, che fa riflettere e pone la parola fine ad una saga matura e dal taglio inedito nel panorama dei blockbuster di intrattenimento.
Le tematiche infatti sono sempre variegate e molto mature per essere, e non dimentichiamo, un prodotto a target Young Adult. L’adattamento delle pagine del romanzo in immagini è ancora una volta è molto convincente, per scelte e narrazione. Continua ad essere molto fedele, per la gioia dei fan, e i cambiamenti sono intelligenti e non turbano.
Il cast e la recitazione sono costantemente ad alti livelli. Jennifer Lawrence si conferma la miglior attrice della sua generazione, così come Josh Hutcherson e il suo travagliato Peeta. Un piacere immenso rivedere il compianto Philip Seymour Hoffman sullo schermo, che affianca un’algida e misurata Julianne Moore. Poco spazio questa volte per i personaggi secondari, che compaiono per brevi sequenze (come Gwendoline Christie): questo è il capitolo di Katniss, dedicato a lei in primis, alla sua essenza e alle sue scelte.
I difetti del film, che sono principalmente quelli del romanzo, così come un ritmo altalenante, ma più incalzante rispetto alla Parte 1, si perdonano facilmente a fine visione. La saga si conclude in modo degno, e ancora una volta non abbiamo assistito ad un “semplice spettacolo”. Grazie Hunger Games.
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Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 2 esce oggi nei cinema italiani, anche nel formato 3D.
Chiude il sipario con il suo quarto episodio la saga di Hunger Games, e lo chiude in modo netto e intenso. Non come un semplice film di intrattenimento per teenager, ma un war-movie in piena regola con un manipolo di ribelli guidati da Katniss Everdeen, in prima linea a ispirare la rivolta di tutti i distretti di Panem, per la prima volta uniti contro i nemici comuni: Capitol City e il presidente Snow. Basta con gli abiti che prendono fuoco, con le gare tra stilisti, con le strategie dell’arena, l’ultimo film si tuffa a capofitto nei toni e nei ritmi della guerra.
La scena si apre con il collo dell’eroina rovinato dalle escoriazioni provocate dal tentativo di strangolamento di Peeta. Ha le corde vocali gonfie, la voce che esce a fatica, il cuore afflitto dalla pena di aver visto l’amato rivoltarsi contro di lei, trasformato in un “ibrido” dal depistaggio (lavaggio del cervello) attuato da Snow per trasformarlo in uno strumento del potere contro la Ghiandaia imitatrice. Solo a tratti e con l’andare del tempo il ragazzo troverà sprazzi di coscienza, ricordi, immagini che lo riporteranno più vicino al se stesso di prima. «Vero o falso?» continua a chiedere a chi ha intorno, incerto e malfidente verso le proprie sensazioni, le proprie credenze e reazioni.
Riprende le mosse da qui il franchise, dal confine incerto tra realtà e manipolazione (scopriremo chi è il vero “game player”), un concetto di fondo che si era già imposto con forza nella prima parte del Canto della rivoltae che qui viene sottolineato con tratto ben inciso. Katniss, la mockinjay del titolo originale, è stanca di essere usata dalla politica; si è prestata a diventare simbolo della ribellione contro Capitol nell’episodio precedente attraverso un uso spregiudicato delle immagini, ma è sempre più insofferente al suo ruolo e ai metodi usati dal Distretto 13 e dal presidente Coin (un’infida e come sempre superba Julianne Moore, supportata dal complice Philip Seymour-Hoffman resuscitato in parte in digitale), che non si fanno scrupoli di sacrificare i civili alla causa.
Bastano questi pochi spunti per sottolineare il distacco netto del franchise all’interno dell’”arena young-adult”. L’episodio finale di Hunger Games è satira politica, invettiva contro la strumentalizzazione delle immagini da parte dei media, film di guerra dai toni oscuri, quanto di più lontano dal mondo kids/teenager possa esistere, che si trasforma in invito alla rivolta di fronte a qualsiasi autorità voglia manipolarci, usarci, addormentare le coscienze con i “giochi”.
Jennifer Lawrence, col suo viso talmente intenso da riuscire a esprimere tutte le sfumature emotive che i dialoghi scarni non riescono a tradurre, decostruisce passo dopo passo il mito del “prescelto” che si asserve alla causa, attraverso scelte anarchiche, personali, impopolari. Che vive sulla propria pelle i costi in termini di vite umane della rivoluzione.
Combattuta da dilemmi morali di non facile soluzione, da una scelta sentimentale che con Peeta ridotto a ibrido e Gale sempre più “politico” è ancor più difficile; divisa tra il ruolo di simbolo e la lealtà a ciò in cui crede, troverà la propria strada e compirà il suo destino. Un destino che non prevede la gloria, ma che anzi la trasforma in un’antieroina talmente fedele a se stessa da diventare ancora più eroica. Davvero sola contro tutti.
Francis Lawrence è riuscito nel difficile traguardo di restare fedele all’originale letterario, prendendosi molte libertà, epurando i passaggi superflui, riducendo all’osso il racconto, riuscendo a esaltare così i colpi di scena. La prima parte è folgorante: ritmata e incalzante, trascina l’attenzione per più di un’ora con alcuni picchi notevoli a livello visivo (la scena del palazzo invaso dal petrolio e l’attacco degli ibridi sono sequenze cariche di tensione), prediligendo tutte le sfumature del grigio e una grana “grezza” quasi da mockumentary. E d’altra parte i ribelli stessi nel corso della missione filmano i loro pass-pro propagandistici con una sorta di camera a mano, come i reporter di guerra.
Il film sarebbe stato ancora più efficace se il regista avesse deciso di scollarsi ancora di più dal testo finale della Collins, con un climax che prevedesse una sorta di “duello” tra i due principali antagonisti, perché – a fronte di un incipit così martellante – lo stacco brusco (quasi uno stand-by) che precede l’epilogo smorza l’enfasi emotiva di tutta la prima parte, conducendoci in una sorta di limbo, dove quasi sentiamo pena per Snow più che la consueta avversione. C’è forse troppo tempo per riflettere e intuire il colpo di scena finale, che risulta inevitabilmente telefonato. Ma resta comunque un atto finale che chiude degnamente una delle saghe più amate, consegnando alla storia del cinema pop un archetipo eroico femminile che ha pochi paragoni.
È nel momento in cui Katniss si spoglia di tutto e torna nella natura del suo distretto, di fronte alla cui visione/fusione ritrova se stessa, che la decostruzione dell’eroe è compiuta. Resta solo la ragazza, la cacciatrice dei boschi, con i suoi desideri elementari, i suoi sentimenti e le sue scelte. Peccato per quei possibili tre finali consecutivi che sarebbero risultati più efficaci di quello definitivo, che sconta il gusto degli hollywoodiani per la retorica. Una battuta ad effetto un po’ artificiosa, che consideriamo un peccatuccio veniale a fronte di tutto il resto.
Si chiude all’altezza di come era partito Hunger Games, la saga più importante di questi anni, l’unica in grado di avere una propria visione completamente originale della fantascienza (che è frutto dell’assemblamento di altri generi ma dà origine ad un risultato inedito), una propria idea di pubblico completamente diversa dagli altri e infine l’unica capace di parlare delle questioni irrisolte della modernità.
La storia di come Katniss Everdeen, offrendosi come vittima sacrificale al posto della sorella, sia diventata suo malgrado un oggetto mediatico, un corpo benvoluto dal pubblico e quindi sfruttato dal regime che la opprime, di come abbia deciso di lottare contro di esso per la propria autonomia e si sia quindi trovata dalla parte dei ribelli per scoprire che questi non sono migliori ma ugualmente interessati alla sua immagine, incrocia il nuovo tipo di guerre del nostro mondo (che dà grande importanza ai media) alle spinte di autonomia del genere femminile nella più strana e insolita delle eroine, nella più negativa e scontrosa delle protagoniste. Solo grazie a Jennifer Lawrence e alla sua incredibile capacità di creare empatia il continuo broncio e la continua insoddisfazione della protagonista non sfociano nell’antipatia.
Il secondo e il terzo film (che adattavano il secondo libro e parte del terzo) non avevano brillato per capacità di rendere le idee più forti della storia o di crearne nuove, non almeno quanto il calcio di partenza dato da Gary Ross(inarrivabile per maestria registica ed equilibrio tra azione ed emozione). Francis Lawrence però in quest’ultimo film, complice anche la fisiologica esaltazione da gran finale, sfodera il meglio e consegna un capitolo conclusivo appassionante e pregnante, pieno di eventi e azione ma anche ben concentrato su quel che conta.
La ribellione sta avanzando e Katniss è il simbolo della sua propaganda, Peeta ha subito il lavaggio del cervello e Gale è ormai un soldato fatto. Katniss come sempre ha idee sue, obiettivi suoi e vive malissimo il fatto di essere strumento di un bene superiore deciso da altri.
Il Canto della Rivolta – Parte 2 insiste ancora più dei precedenti con la totale de-ideologizzazione. Rispecchiando perfettamente un’era e un mondo in cui i grandi ideali politici sono tramontati e l’attivismo non è più la forza trainante del pubblico giovanile come una volta, Katniss è contro il regime e contro i ribelli, il cui leader in un momento molto esplicito sovrappone il suo messaggio di propaganda a quello del presidente. Non c’è partito in cui la protagonista si identifichi o del quale fidarsi, in Hunger Games qualsiasi aggregazione per un ideale e qualsiasi catena di comando è una macchina che sfrutta le immagini e quindi gli esseri umani.
Katniss combatte con l’arco e le frecce ma soprattutto con l’immagine che dà di sè. Nella chiusa (molto simile a quella del Batman di Nolan per rifiuto della “gloria” dell’eroe) è ancora più evidente quanto l’idea che le persone hanno di lei non abbia niente a che vedere con quel che è realmente. Perché tuttoHunger Games racconta l’illusoria fallacità delle immagini, la menzogna inevitabile che è legata al video (le volte che viene dichiarata morta, la maniera in cui ogni suo video è manipolato e non rispecchia mai la realtà).
Perfettamente padrona del proprio corpo come le femministe di una volta e capace di sfruttarlo a suo vantaggio come le femministe moderne, quello di Jennifer Lawrence (ancora una volta l’attrice migliore possibile tra quelle della sua generazione, l’unica con un ventaglio espressivo profondo anche in una storia semplice come questa) è un modello di donna non “forte” ma autonoma in una storia che ribalta tutto, una in cui è Peeta, l’uomo, è la damigella in pericolo, sempre da salvare, e Katniss il motore dinamico ed emotivo di tutto.
Trama su Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2
Katniss Everdeen, diventata ormai la Ghiandaia Imitatrice della rivolta contro il presidente Snow, con il sostegno dei suoi amici si ritrova ad affrontare la battaglia finale contro la tirannia di Capitol City per la salvezza di un’intera nazione.
Ormai, tutti i distretti sono in rivolta e soltanto il distretto 2 rimane fedele al presidente Snow, sempre più ossessionato a distruggere la ragazza e porre fine alla rivolta. Per questo motivo, il primo obiettivo degli insorti della presidentessa Alma Coin è la conquista del distretto 2, roccaforte delle forze militari di Panem.
Peeta Mellark, pur essendo stato salvato da Capitol City e portato al sicuro nel distretto 13, continua a subire le conseguenze del depistaggio subito durante la sua detenzione. Ciononostante la Coin lo invia assieme a Katniss ed ad una squadra d’assalto (laStar Squad, la Squadra di Stelle 451) in una missione militare contro Capitol City. Il fragile stato mentale di Peeta, gli innumerevoli pericoli, i nemici e le trappole mortali nascoste nella capitale di Panem renderanno questa battaglia finale molto più ardua di qualunque altra prova affrontata durante gli Hunger Games, tanto da essere nominata da Finnick come “i settantaseiesimi Hunger Games”.
Curiosità su Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2
Attenzione: l’articolo che segue potrebbe contenere spoiler per chi non ha visto i capitoli precedenti della saga cinematografica di Hunger Games o letto i romanzi di Suzanne Collins.
Hunger Games è un saga cinematografica divisa in 4 capitoli usciti al cinema a partire dal 2012 e che sono ispirate ai 3 romanzi scritti da Suzanne Collins, dal 2008 al 2010. L’ultimo libro infatti, nella versione cinematografica, è stato diviso in 2 parti.
Il primo episodio della trilogia ha un titolo omonimo, Hunger Games, seguito daHunger Games La ragazza di fuoco e infine da Hunger Games Il canto della rivolta parte 1 e Hunger Games Il canto della rivolta parte 2.
Il 19 novembre esce in Italia l’ultima parte della saga che è molto attesa dagli appassionati del genere fantasy-azione- drammatico con riferimenti ad alcuni aspetti sospesi tra passato e futuro.
L’ambientazione infatti è quella di un mondo colpito da una catastrofe con malattie, guerre, rivolte, carestie che però stenta a risollevarsi e che ha assunto un nuovo ordine sociale. Il luogo dove si svolgono le avventure dei protagonisti,Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) del suo partner Peeta Mellark (Josh Hutcherson) e degli altri personaggi, tra cui il malvagio presidente Snow(Donald Sutherland) e la sua antagonista presidente della rivolta Colin (Julianne Moore), si chiama Panem, ed è la nazione che ha preso il posto degli USA, dove la capitale è Capitol City e lo stato è diviso in 13 distretti, di cui uno distrutto a seguito di una rivolta avvenuta in passato.
E’ proprio in memoria di questa “imperdonabile” rivolta che ogni anno nella capitale si svolgono gli Hunger Games dove sono chiamati a partecipare 2 giovani per ogni distretto estratti a sorte e che hanno un età compresa tra 12 e 18 anni. La protagonista Katniss insieme al suo amico fornaio sono tra i prescelti del 12° distretto, che è tra l’altro quello più povero, dominato da una persistente carestia che rende la vita assai difficile.
Hunger Games Il Canto della Rivolta Parte 2 raccoglie ed esalta ai massimi livelli l’emozione e l’azione dei capitoli precedenti di questa serie campione d’incassi, dove Katniss, da ragazza costernata e chiusa in un incubo distopico, si metterà in prima linea per la ricostruzione della sua nazione.
E’ nel primo film Hunger Games che Katniss si presenta al pubblico, come una sedicenne indipendente ma anonima che vive nel Distretto 12, uno di quelli succubi di Panem: senza futuro. La sua vita cambia istantaneamente quando si offre volontaria al posto di sua sorella minore per gli annuali Hunger Games, un’ intensa competizione di gladiatori che si battono per la pura sopravvivenza scelti tra 24 guerrieri adolescenti chiamati Tributi, trasmessa in diretta sulla TV nazionale. Katniss ed il Tributo maschile del Distretto 12 Peeta Mellark, vengono rapidamente portati a Capitol City, il centro della tirannia, dove una popolazione molto glamour si nutre di spettacoli raccapriccianti. Lì, lontana dalla sua famiglia e dal suo migliore amico Gale, viene costretta in una nuova veste sfavillante ed una formazione estenuante, prima di entrare da sfavorita nell’arena della 74 esima edizione degli Hunger Games. Costretta a prendere decisioni strazianti che riguardano la vita, la morte, l’amicizia e l’amore, Katniss scopre di avere una forza ed una tenacia inaspettata, ed ottiene la fama inquietante della “Ragazza di Fuoco” … ma il prezzo del suo spirito è molto elevato.
In Hunger Games: La Ragazza di Fuoco, Katniss torna vincitrice degli Hunger Games, ma senza alcuna speranza di ottenere le ricompense promesse o recuperare la sofferenza fisica e mentale provocata dall’arena. Quindi, perseguitata dai ricordi e bramosa della sua indipendenza, è costretta a partecipare ad un ingannevole “Tour dei Vincitori” e ad impegnarsi pubblicamente con Peeta. Le viene poi comunicato l’impensabile: rientrare nell’arena degli Hunger Games per l’Edizione della Memoria, che come dichiarato dal Presidente Snow, sarà la battaglia finale tra gli ex vincitori – una mossa volta direttamente contro Katniss. La posta in gioco è sempre più alta, perché Katniss ora combatte sia per la vita dei suoi amici e familiari, che per la propria sopravvivenza. Nell’arena che si rivela essere una giungla, Katniss stringe nuove alleanze mentre diventa l’idolo inconsapevole di una ribellione che rapidamente si diffonde contro Capitol City.
Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 1 vede Katniss reduce dai giochi dell’Edizione della Memoria ormai priva di sensi, risvegliarsi in un Distretto 13 mai visto prima: un regno sotterraneo, buio ed irreggimentato dove va formandosi un complotto per assalire Capitol City. Qui Katniss è considerata una leggenda: eppure, si sente sola e non sa di chi fidarsi. Il Distretto 12 è stato ridotto in macerie. Peeta è stato rapito e ha subìto un lavaggio del cervello dal Presidente Snow. Sotto la pressione della leader di ferro del Distretto 13, la Presidente Coin (Julianne Moore), Katniss deve assumere un ruolo che sinceramente non vorrebbe: incarnare l’immagine simbolo della speranza, la Ghiandaia Imitatrice. Proprio mentre comincia a spiegare le ali, il suo cammino appare incerto: Peeta è salvo ma messo da Snow in uno stato di trance pieno di odio verso di lei; il popolo dei Distretti è in preda alla disperazione, e Snow tiene dispoticamente tutto sotto controllo come sempre.
Ora, nel capitolo finale di Hunger Games, tutti i Distretti si uniscono per la prima volta contro Capitol City per preservare il loro futuro. Katniss sa di dover tenere alto più che mai il suo spirito indomito di Ghiandaia Imitatrice in quest’ultimo sforzo per la salvezza. Il regista Francis Lawrence afferma: “In questo film Katniss prende in mano la situazione ed affronta Snow personalmente. Il film ci porta in profondità tra le vie di Capitol City, e va a chiudere il cerchio del viaggio di Katniss iniziato proprio lì nel primo film. C’è più azione, più estensione, più emozione e, ancor più di tutto questo film porta la storia alla sua toccante conclusione”.
Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 2 prende il via col ritorno di Katniss (Jennifer Lawrence) nei bunker del Distretto 13, ancora incapace di gestire emotivamente il lavaggio del cervello subìto da Peeta, mentre osserva la nazione di Panem scivolare in una guerra apocalittica. Anche se Katniss ha cautamente accettato il suo ruolo di Ghiandaia Imitatrice, icona della ribellione, nota che il simbolismo non è più sufficiente a cambiare il corso degli eventi contro Capitol City. Letteralmente in fiamme, decide di agire. Insieme a Gale(Liam Hemsworth), all’imprevedibile Peeta (Josh Hutcherson), a Finnick (Sam Claflin), ed alla cosiddetta “Squadra 451“, si dirige verso Capitol City – un tempo scintillante, ora trasformata in una città in pieno caos sotto attacco sia dai ribelli che dalle forze di pace – in una missione segreta con l’obiettivo di assassinare il Presidente Snow. Snow è ancora ossessionato dall’idea di poter superare in astuzia Katniss ed annientarla, mentre invece la nostra eroina non è più la pedina di nessuno, e di fatto non è più coinvolta in una competizione. Si tratta invece di una battaglia per i propri ideali e per le persone che ama. Una battaglia per la pace futura.
Hunger Games: Il canto della Rivolta – parte 2 arriva al cinema il 19 Novembre.
La saga, che negli ultimi anni ha conquistato il pubblico di tutto il mondo, incassando più di due miliardi di euro nei box office, si avvia alla conclusione.
La trama Con l’intera Panem in guerra totale, Katniss (Jennifer Lawrence) affronta il Presidente Snow (Donald Sutherland) in uno scontro finale. Accompagnata dai suoi più cari amici – inclusi Gale (Liam Hemsworth), Finnick (Sam Claflin) e Peeta (Josh Hutcherson) – Katniss va in missione con la squadra del Distretto 13, dove rischierà la vita per liberare i cittadini di Panem e attentare alla vita del Presidente Snow, sempre più ossessionato dal pensiero di distruggerla. Le trappole mortali, i nemici e le scelte morali che aspettano Katniss la metteranno alla prova più di qualsiasi arena in cui abbia combattuto.
In questa seconda parte, insomma, verranno finalmente sciolti tutti i nodi intrecciati nei precedenti capitoli: i cittadini di Panem avranno il successo che meritano? E il Presidente Snow sarà punito? Katniss e Peeta riusciranno a vivere la loro storia d’amore?
Tra i protagonisti di «Hunger Games: Il Canto della Rivolta» c’è anche il premio Oscar Julianne Moore, che ci racconta il suo punto di vista sul film, sulla saga, e su come sia Jennifer Lawrence sul set.
Julianne Moore su Hunger Games
E come consuetudine negli ultimi anni, Lucca Comics & Games ha avuto modo di celebrare la saga creata da Suzanne Collins e portata al cinema in una serie di film di successo con eventi speciali e curiose iniziative. Quest’anno Piazza San Michele vantava, tra le altre cose, una statua a grandezza naturale del Presidente Snow che, nel corso della manifestazione e su “istigazione” degli organizzatori, è stata prima dileggiata con scritte inneggianti alla rivoluzione e poi, semplicemente, distrutta, a simboleggiare la rivolta di Panem contro la tirannia di Capitol City tutta. Ma, tra una puntatina al Loggiato Pretorio e le tante foto fatte alle cosplayer di Katniss Everdeen, da segnalare è stato un evento, presso il cinema Astra, che ha avuto un’ottima risposta di pubblico e che ha mostrato, in assoluta anteprima, una scena tratta da Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 2, capitolo conclusivo della saga diretto da Francis Lawrence, al cinema dal 19 novembre 2015.
L’evento si è svolto come una vera e propria celebrazione all’eroina della serie, Katniss, con una serie di footage con i protagonisti (in particolare, naturalmente, Jennifer Lawrence) e un emozionante montaggio dei momenti salienti dei precedenti tre film: chiaramente si trattava di una selezione parziale che teneva conto solo di alcuni elementi della storia, ma è stata comunque una bella idea per commemorare l’eroina del Distretto 13, condito dal pubblico che si esibisce in sala nel saluto della Ghiandaia Imitatrice. Dopo questa lunga featurette eccolo, il momento più atteso, quello della clip in assoluta anteprima: circa un minuto in cui non si è sentita volare una mosca e si è lasciato spazio alle immagini inedite di Katniss e la sua squadra in missione a Capitol City, mentre viene messa a dura prova dall’inondazione di un misterioso, ma ad ogni modo pericolosissimo, fluido nero che insegue il gruppo nella sua opera di infiltrazione e guerriglia. Si vede poco, in finale, ma abbastanza da scaldare i cuori dei fan, che hanno applaudito e fatto sentire la loro passione per quest’universo distopico eppure così amato.