Come vedere La legge del mercato (2015) Film Streaming

Il cinquantunenne Laurent, dopo 20 mesi di disoccupazione, inizia a lavorare come guardia di sicurezza in un supermercato. Ben presto, però, è costretto a confrontarsi con un dilemma morale quando gli vene chiesto di spiare i suoi colleghi…

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Con La legge del mercato il regista Stéphane Brizé (al suo terzo film con Vincent Lindon che qui regala un’interpretazione di straordinaria intensità che gli è valsa tra l’altro anche il Premio come Miglior Attore allo scorso Festival di Cannes) muove il cinema francese ancora una volta sul terreno scosceso della crisi e di un mercato del lavoro brutale, cinico e sempre più privo di umanità. Alla stregua del magnifico Due giorni e una notte dei Dardenne (passato a Cannes nel 2014), La legge del mercato ritrae il realismo della disperazione in un mondo di ricerca del lavoro frustrante e umanamente mortificante. Il protagonista Thierry, spinto dalla necessità di procurarsi un incarico, qualunque esso sia, sarà messo di fronte a colloqui umilianti e de-umanizzanti, processi di selezione brutali e, infine, all’accettazione totale e inappellabile di regole lavorative che sottendono l’azzeramento del valore umano e morale tanto dei lavoratori quanto dei fruitori del servizio. Ogni cosa è considerata in base al profitto che può generare e questo è l’unico punto di vista contemplato. Chi non ottimizza il suo lavoro o, peggio, fa perdere denaro all’azienda (fossero anche pochi spiccioli) viene sbrigativamente e senza troppi convenevoli fatto fuori. Di contro, chi si spende per l’aumento del fatturato (anche con mezzi di dubbia moralità) viene ringraziato e (a buon bisogno) premiato. Il regista Stéphane Brizé segue da vicino (vicinissimo) la traiettoria di un uomo costretto a fare i conti con questo incredibile cinismo e marca stretto l’altalena emotiva che Thierry dovrà subire, stretto tra l’incudine e il martello, tra la necessità di trovare un lavoro e il carico di compromessi che dovrà accettare pur di tenerselo stretto. Un film pulito senza sbavature di sorta, dove ogni sequenza è essenziale a ricostruire il dolore profondo di uomo e padre di famiglia gravato dal peso del suo ruolo e dalla voglia di mantenere una sua (trasparente) umanità.

Già premiato con il Premio miglior attore a Vincent Lindon al Festival di Cannes 2015, arriva al cinema La legge del mercato di Stéphane Brizé. Un film cupo e incredibilmente realistico sulla brutalità di un mercato del lavoro cinico e in-umano, interessato solo alla legge del profitto. Uno straordinario Vincent Lindon veste i panni di Thierry, un brav’uomo stretto tra il suo ruolo di marito e padre premuroso, e il percorso di crescente umiliazione indotto dalla necessità di trovare un lavoro e (dunque) una retribuzione con la quale ‘campare’ sé stesso e la propria famiglia.

Thierry ha 51 anni, una moglie e un figlio disabile. È disoccupato, ha frequentato corsi di formazione che non gli hanno portato un nuovo lavoro e le sue ricerche non producono esiti positivi. Finché un giorno viene assunto in un ipermercato con il ruolo di controllo nei confronti di tentativi di furto. Tutto procede regolarmente fino a quando un giorno si trova davanti a un dilemma morale.
Il nuovo film di Stéphane Brizé esce con due titoli: quello francese è La loi du marchée l’internazionale A Simple Man. Entrambi centrano il senso del film. Perché Thierry è davvero un uomo semplice ma, allargando la lettura, possiamo anche dire che è semplicemente un uomo costretto a misurarsi con le leggi di un mercato che diventa di giorno in giorno un Moloch sempre più spietato che divora persone mostrando un volto apparentemente amichevole e solidale. Il regista francese ha realizzato un’opera di denuncia che, a partire dalla tipologia di produzione, guarda a un mondo economico che possa strutturarsi diversamente. Il film è infatti coprodotto da lui, Lindon e Rossignon con una rinuncia di una buona parte del loro salario che ha permesso di pagare normalmente la troupe.
Lindon ha poi accettato di recitare con una gran parte di non professionisti e anche in questo risiede un elemento di interesse. Perché il casting è stato realizzato selezionando persone che nella vita di tutti i giorni hanno le stesse mansioni che interpretano sullo schermo. Il film procede con una gradualità che non si trasforma nella tanto temuta (da una parte degli spettatori) ‘lentezza’ offrendo con questa scelta la possibilità di seguire il percorso di un uomo che ha perso il lavoro dopo 25 anni di attività perché la sua azienda ha ‘delocalizzato’ (termine accuratamente soft che si può agilmente tradurre in: ‘si è traferita in un altro Paese in cui può sfruttare una manodopera a costo più basso e spesso priva di tutele’). Tutti sono gentili con lui, anche l’impiegata di banca che gli prospetta la morte e quindi la necessità di vendere la casa per acquistarne una più piccola e intanto magari accendere un’assicurazione sulla vita o chi gli fa colloqui per l’assunzione via Skype evitandosi il fastidio di averlo davanti a sé fisicamente. Vincent Lindon offre al suo Thierry la fisicità di un uomo solido anche moralmente. Una solidità che la società cerca di incrinare a poco a poco utilizzando l’arma del suo bisogno di lavorare.
La presenza del figlio disabile non è assolutamente necessitata dal bisogno di creare compassione. Ha invece il valore di ‘segno’ forte che ci accompagna verso la parte finale del film: proprio perché vive quotidianamente anche questo tipo di difficoltà Thierry si trova a disagio dinanzi a chi, in un supermercato, ruba non per vizio ma per necessità. Deve quindi decidere fino a che punto la ‘legge’ vada fatta rispettare anche perché scopre che può diventare un pretesto per licenziare. Oggi più che mai il motto evangelico “Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato” viene disatteso da chi, più o meno scientemente ma comunque sempre con effetti deleteri, ha deciso di adorare il dio Mercato.

Redazione Autore