Durante la visita del 22 settembre 2013 di Papa Francesco a Cagliari, del tutto inascoltata (così almeno parrebbe), va avanti nel porto della città la protesta di una quindicina di marinai marocchini che occupano la Kenza, la nave nella quale viaggiano/vivono/lavorano, in segno di protesta per il mancato pagamento dei loro stipendi (risalenti niente meno che al dicembre dell’anno prima). Una lunga e dolorosa quarantena fatta di resistenza e di rabbia, di cui si vuole occupare il giovane studente universitario Salvatore (Moise Curia), trovando l’incontro e lo scontro della sua docente Maria Mercadante (Francesca Neri). Non sarà solo un “compito a casa” ma una vera e propria esperienza di vita che porterà il protagonista a una brutale e caotica presa di coscienza, fra condizioni generali di vita degli italiani, l’assenza del lavoro, la necessità di abbandonare dell’Italia e poi paure, solitudini e collera.
Tratto da fatti realmente accaduti (che con cura documentaristica sono stati presi “a caldo” e non ricostruiti), il sesto film di Peter Marcias racconta, compenetrando fiction e documentario in maniera asciutta e tagliente (come i volti dei protagonisti erosi dal maestrale e affilati dal mare), la cocente delusione di vita di un mondo di lavoratori e (forse) futuri lavoratori, schiacciati da un ineluttabile destino, dove la dignità, messa in luce sotto il rumore delle onde del mare e il vociare di rumori metallici, cerca di resistere ai tempi attuali, sotto forma di dissenso.
Marcias declina, e non è la prima volta che lo fa, verso una descrizione cruda, poetica, filosofica, sociale, di un microcosmo le cui fondamenta tremano o sono già crollate. Un’analisi non banale, taciturna e perplessa su chi sembra vivere “agli estremi” della società, suo malgrado. La nostra quarantena, insomma, è un film “pubblico” e dal notevole potenziale artistico, in cui la composizione molto pulita delle inquadrature rivela aspetti rivelanti della realtà odierna, che ha perduto totalmente il suo senso sociale e cerca un’altra armonia, magari nella libera espressione del lavoro di un comune cittadino del mondo. Tanti gli stimoli che produce e le domande che nascono dalla visione. Come rispondere alla crisi? Dobbiamo adattarci? Dobbiamo affrontare le ingiustizie con la protesta? Dove nasce la sicurezza esistenziale? Ma anche come comunicare questo malessere? Come intraprendere un cammino di felicità? Riflessioni alle quali lo stesso Marcias sembra non poter e non voler dare una risposta. Lo spettatore dovrà trovarla da sé.
Ottima la fotografia di Alberto López Palacios, Luca Silvagni e Maurizio Crepaldi, che rende l’idea di quanto cocente e brulla possa essere la città di Cagliari, sospesa fra squarci industrial-marini e spiagge e mare fino a perdita d’occhio. Forse qualche modifica al cast (di quello “recitante” e di secondo piano) avrebbe giovato non poco (non tutti sono baciati dalla musa Melpomene, soprattutto fra i più giovani, e la scena della spiaggia dei tre ragazzi ne è un esempio), ma fra tutti spiazza per totale coinvolgimento il protagonista, che quasi ruba la scena alla bella veterana Neri in vibranti scene dialettiche. Si apprezza anche la presenza delle Lucido Sottile, Tiziana Troja e Michela Sale Musio, uniche rappresentanti del Teatro Sperimentale sardo, che qui interpretano le due suorine dalla risata facile.
LA NOSTRA QUARANTENA
di Peter Marcias
La nostra quarantena di Peter Marcias si muove, tra documentario e finzione, nel mondo dell’immigrazione e del lavoro. Evento speciale e film di chiusura a Pesaro 2015.
Ma come fanno i marinai?Ma come fanno i marinai
a fare a meno della gente
e a rimanere veri uomini, però?
Francesco De Gregori e Lucio Dalla, Ma come fanno i marinai?
Maggio 2013, porto di Cagliari. 15 lavoratori marocchini, senza stipendio da sei mesi, presidiano una nave. Presidiano il loro lavoro. Rinunciano volontariamente alla loro libertà nella speranza di conservare il lavoro, di recuperare i salari arretrati. La nave è la loro casa temporanea, dove dormono, mangiano, pregano, rispettano il Ramadan. Maria è una docente dell’università di Roma che affida a un suo studente, Salvatore, una ricerca sulla vicenda cagliaritana. Un’esperienza non solo di studio ma pure di vita che porterà il ragazzo a interrogarsi sul proprio futuro. Sospeso tra precarietà e smarrimento, avverte come un senso di confusione che lo spinge ad immaginare di lasciare l’Italia. Un futuro incerto tanto quanto quello dei marinai. Tutti vittime di una “volontaria” quarantena. [sinossi]
Ci sono grandi e piccole storie. Non è una novità. In pochi, pochissimi, conoscono quella sviluppatasi al porto di Cagliari nella primavera di un paio di anni fa. Una quindicina di lavoratori marocchini, marinai, non ricevono lo stipendio dal mese di dicembre: decidono di rimanere prigionieri nella nave che dovrebbe consentir loro di lavorare, e guadagnare i soldi necessari a vivere e a sostenere le proprie famiglie in Marocco. Decidono di recludersi perché è l’unico modo per dimostrare l’urgenza della propria condizione; se scegliessero di abbandonare la nave, e tornare alla vita quotidiana, perderebbero qualsiasi speranza non solo di ricevere quanto è loro dovuto, ma anche di dare un senso alla loro resistenza, alla loro battaglia quotidiana.
È un film che vive di piccole rivoluzioni, La nostra quarantena, scelto come titolo di chiusura (ed evento speciale) alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro: alla rivolta silente – ma non silenziosa – dei lavoratori del mare, si unisce quella di uno spirito solingo e dubbioso, un ricercatore universitario che vorrebbe capire davvero fino in fondo cosa si cela dietro e dentro quella scelta così estrema. Peter Marcias non è dopotutto nuovo a indagini ai confini della società: tra le precedenti incursioni nel cinema di finzione (a cui si aggiungono non pochi documentari), si trova ancheDimmi che destino avrò, indagine tutt’altro che banale nel microcosmo rom e sinti.
La demarcazione tra realtà e ricreazione della stessa, più volte superata dallo stesso Marcias – come dalla maggior parte dei registi che in questi anni si stanno confrontando con la messa in scena – è minata fin dai primi istanti ne La nostra quarantena, con le immagini della visita di Papa Francesco a Cagliari. L’intera città saluta festante l’arrivo del vescovo di Roma, tra canti sacri e striscioni ironici (“Papa checco, sali per un caffè?”); a pochi chilometri da lì, al molo, si consuma una protesta nel più assoluto silenzio. Tra sporche immagini riprese dal vero, interviste ai protagonisti della vicenda, incursioni più standardizzate nella finzione (i segmenti con Francesca Neri in scena sono i meno convincenti, per scrittura eccessivamente didascalica ed eccessiva pulizia dell’inquadratura) e vincoli che legano in maniera stretta i due approcci, magari attraverso l’utilizzo di un supporto come il super-8, che proprio a Pesaro ha vissuto una sua revanche cinefila, La nostra quarantena stratifica l’immaginario, mescolando le istanze, in una verifica (incerta) di ciò che significa oggi filmare.
Non sempre Marcias sembra cogliere fino in fondo le potenzialità della creatura a cui ha dato vita, ma anche quando il film sembra più traballante a risollevarlo è un’autenticità fuori discussione. La vita che respira ne La nostra quarantenaè quella di uomini in difesa perpetua della propria dignità di lavoratori. Basterebbe questo a giustificare l’esistenza di un’opera come quella di Marcias, ma a ciò si aggiunge una dispersione dello sguardo, nella ricerca fallace/impossibile/dolorosa/dolce di Salvatore, che coglie spesso il centro del bersaglio.
Un film sulla confusione (di stili, di scelte, di idee), ma mai confuso. In attesa di capire tutti, davvero, come fanno i marinai…
News
“La Nostra Quarantena”, film diretto dal regista sardo Peter Marcias, racconta la storia vera dell’equipaggio della nave Kenza.
La Kenza, battente bandiera marocchina, approdò nel porto di Cagliari nel Maggio del 2013 e ivi rimase fino all’Agosto del 2015.
Il motivo di tale lunga permanenza fu l’ammutinamento dell’equipaggio, composto da 15 marinai marocchini, che chiedevano a gran voce di ricevere ciò che era loro di diritto, ovvero lo stipendio che non percepivano da Dicembre 2012.
Impossibilitati a mettere piede sul suolo italiano perché sprovvisti del permesso di soggiorno ma anche ad abbandonare il mercantile in altro modo per raggiungere le loro famiglie, i 15 coraggiosi rimasero ben due mesi trincerati sulla Kenza. Ad accorrere in loro soccorso furono associazioni come la Stella Maris (nata a Genova per sostenere i marittimi nelle loro proteste), enti isolani e gli stessi cittadini cagliaritani che si dimostrarono estremamente solidali con l’equipaggio.
Dopo che la nave venne messa sotto sequestro, i marinai poterono tornare in patria e laKenza venne venduta all’asta ad un altro armatore, che provvide a pagare gli stipendi arretrati, i debiti contratti in seguito al lungo ormeggio e a far salpare il mercantile, liberando una zona importante del porto di Cagliari.
Ne “La Nostra Quarantena”, la storia dei 15 marinai viene raccontata attraverso gli occhi dello studente Salvatore che decide di occuparsene con l’aiuto della docente Maria Mercadante.
Per Salvatore, la vicenda non sarà solo l’oggetto di una tesina ma un’esperienza che lo toccherà nel profondo, portandolo a riflettere sulla situazione dell’Italia, il dramma della mancanza di lavoro e sul futuro dei giovani come lui, sempre più incerto e nebuloso.
Arricchito da filmati originali, il film narra i fatti in modo crudo e diretto, utilizzando l’odissea del mercantile come metafora sociale.
“La Nostra Quarantena” uscirà nei cinema il 15 Ottobre.
Del cast della pellicola, della quale potete vedere il trailer di seguito, fanno parte Moisè Curia (Salvatore), Francesca Neri (Maria Mercadante), Giancarlo Catenacci e El Moudden Ahmed.
L’UnioneSarda.it » Spettacoli » Nelle sale sarde “La nostra quarantena”, film di Peter Marcias con Francesca Neri
SPETTACOLI » CAGLIARI
Cagliari in festa per l’arrivo di Papa Francesco apre “La nostra quarantena”, sesto film del regista Peter Marcias.
Oltre largo Carlo Felice, chiassoso e traboccante di gente, si staglia la nave Kenza, gigante muto e silenzioso che galleggia su un mare placido e scuro. A bordo ci sono 15 marinai marocchini che protestano, ormeggiati in porto, perché lasciati senza stipendio dall’armatore. È cronaca vera, come la cornice in cui la storia s’inserisce e con cui stride: le prime immagini – quelle del tripudio – sono mosse, sgranate e nostalgiche perché riprese con la “super 8” di Salvatore (Moisè Curia), studente universitario mandato da Roma nel capoluogo sardo dalla docente Maria Mercadante (Francesca Neri) per documentare la vicenda dell’insolito ammutinamento; quelle della Kenza sono sempre nitide e ferme.
La nave Kenza
Il contrasto tra la gioia dell’accoglienza e il silenzio stagnante che sembra avvolgere chi è arrivato dal mare, enfatizza il senso di indifferenza che, pur dominando la storia, non ne rappresenta la morale. Nonostante il «pessimismo necessario» dei giovani marocchini e dei loro coetanei sardi e italiani, la fame di lavoro, l’impossibilità di realizzare sogni e di programmare il futuro, l’amalgamarsi di grandi solitudini, “La nostra quarantena” «parla soprattutto di fratellanza e, in un periodo di crisi di valori, non nega la speranza. Cagliari qui mostra una straordinaria capacità di solidarietà».
Guarda il video
La chiave di lettura è offerta proprio dal regista che ieri, insieme a Moisè Curia e allo sceneggiatore Gianni Loy, ha inaugurato il tour sardo del film. Iniziato al cinema Odissea di Cagliari, si svolge in contemporanea a Sassari, Oristano, Nuoro e Carbonia.
Al cinema Odissea non era presente Francesca Neri. Peter Marcias racconta l’incontro straordinaria con l’interprete e quello altrettanto fortunato con Piera Degli Esposti, protagonista del documentario da lui firmato “Tutte le storie di Piera”.
|