![]() In un futuro prossimo e immaginario essere single oltre una certa età è vietato, pena l’arresto e la deportazione in un grande hotel nel quale si è obbligati a trovare l’anima gemella in 45 giorni di tempo, tra punizioni e questionari assurdi. Uomini d’affari, professionisti, donne in carriera e individui meno realizzati tutti insieme sono costretti a cercare un affiatamento possibile perchè se non dovessero trovarlo nel mese e mezzo a disposizione saranno trasformati in un animale a loro scelta. [alert variation=”alert-warning”]Vuoi vedere questo film? leggi la nostra guida come vedere film in streaming[/alert] Cannes 2015: la recensione di The Lobster, il film in cui i single fanno una brutta fine
![]() Un uomo viene abbandonato dalla moglie dopo 11 anni di matrimonio e portato in un hotel di lusso. Deve trovarsi un partner entro 45 giorni, o verrà trasformato in un animale. Sceglie un’aragosta: “Hanno il sangue blu, come i nobili, e mi è sempre piaciuto il mare”. Si porta dietro il cane, in realtà suo fratello, che ha subito lo stesso trattamento qualche anno prima. Ma che non voglia anche lui diventare un cane è molto apprezzato dall’amministrazione: ormai in giro ce ne sono troppi. Nell’albergo dove i single sono reclusi è proibito masturbarsi, bisogna partecipare ad un certo numero di attività, tra cui i concertini tenuti dai proprietari, che dovrebbero favorire la confidenza tra gli ospiti. Ogni tanto vengono tutti portati nella foresta, dove è d’obbligo cacciarsi a vicenda con fucili carichi di fiale soporifere: chi viene beccato, ha chiuso. Non fatevi ingannare dal cast americano (Colin Farrell, Rachel Weisz, John C. Reilly) di The Lobster, il regista si chiama Yorgos Lanthimos (Kynodontas, Alps), è il nome di punta di un piccolo gruppo di cineasti per i quali si parla di new wave greca, ne fanno parte anche Alexandros Avranas (Miss Violence) e Athina Tsangari (Attenberg), sono passati tutti per Venezia. È cinema che rivomita la crisi del paese in quadri grotteschi a base di umorismo nero e distorsioni di ruolo sociale e familiare. Al centro di tutto c’è spesso una forma tragica, bestiale (l’idea del film è tutto tranne che un giochino) di egoismo, ma altre volte – più spesso – la crudeltà non ha bisogno di alcuna ragione, l’umanità è azzerata, come succede qui con una scena tremenda di assassinio di un cane, ripresa però con una fissità ebete (la camera si muove sempre poco, c’è molta frontalità, ogni tanto si pensa istintivamente a Wes Anderson) che insinua la tentazione della risata sconcia. Parliamo, è chiaro, di cinema da festival in tutto e per tutto, non solo per la forma severa, ma pure per la ferocia nichilista e conseguente vaghezza di lettura (la solitudine è rivoluzionaria e ogni nucleo familiare è reazionario? Difficile capirsi, nessuno ne esce bene, gli unici sereni sembrano proprio gli animali), non ci sono punti d’appoggio, tocca lasciarsi andare, galleggiare sul catrame. |
News
Prima di entrare in sala per vedere The Lobster – al cinema dal 15 ottobre grazie a Good Films – pensate a quando da single siete stati discriminati da una ghignosa coppietta felice o, viceversa, quando da accoppiati avete osservato con sufficienza e una punta di fastidio un mesto e triste single da solo a mangiare una pizza. Se una di queste situazioni vi è capitata almeno una volta nella vita il primo film in lingua inglese del fenomeno greco da festival Yorgos Lanthimos fa al caso vostro.
Perché The Lobster mette in scena proprio il testacoda dell’intollerenza socio-culturale verso la libertà di essere e di godere, come la critica beffarda e feroce al pensiero dominante in materia di ovvietà sentimentali. La dimensione di un presente parallelo, più che di un futuro distopico, costruito e mostrato nel film – hotel, boschi e scenari urbani sono in Irlanda – è doubleface. C’è l’hotel dov’è subito catapultato il single David – un Colin Farrell con un filo di pancetta, taglio di capelli, occhialetti, camiciola e impacciate movenze da impiegato – nel quale entro 45 giorni si deve trovare l’anima gemella altrimenti si finisce trasformati in un animale, oltretutto quello preferito.
Un luogo sinistro, gestito da una coppia di tenutari altezzosi, tutto meccanicamente organizzato come fosse un campo di concentramento o un carcere e dove la masturbazione è punita con la mano infilata in un tostapane acceso,l’orientamento non prevede la casella “bisessuale”, e dove c’è perfino l’ “ultima sera” per chi non è riuscito ad accoppiarsi e per l’ultima volta sceglie se vedere un film o gettarsi dalla finestra. Uno spazio diviso meschinamente tra il salone e i campi sportivi dove pranzano le coppie, e gli spazi dove pranzano e giocano i single. Dall’altro lato scenografico c’è il bosco dove i single possono fuggire per non crepare pensando di diventare cani, fagiani o lama. Solo che tra gli alti alberi e le scogliere vive il gruppuscolo di terroristi, tutti cuori obbligatoriamente ed eternamente solitari, che vogliono farla pagare alle coppie mettendoli in ironica difficoltà, ma che al loro interno hanno regole ferree che portano alla morte quanto quelle che nell’hotel sembravano follia pura.
“The Lobster” di Yorgos Lanthimos, l’inizio del film
“The Lobster” è il primo film in lingua inglese di Yorgos Lanthimos, regista greco che ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i quali il premio “Un certain regard” a Cannes. Il film è stato girato interamente in vere location dell’Irlanda ed è una storia d’amore ambientata in un futuro prossimo, dove i single vengono arrestati e sono obbligati a trovarsi un partner entro 45 giorni. Se falliscono vengono trasformati in un animale a loro scelta e liberati nei boschi. Quando la moglie di David (Colin Farrell) lo lascia si trova costretto a trasferirsi nell’albergo dove vengono ospitati i single in cerca di nuove relazioni. Con lui soltanto il cane, che in realtà è suo fratello. Il film esce domani.
I commenti sono chiusi