OPERAZIONE DARK WINTER
Riconfermando lo stile delle serie Tom Clancy, quella che viene narrata in The Division è una storia a cavallo tra la fantapolitica e la realtà, che affonda le radici in situazioni plausibili per poi diramarsi in una narrativa di fantasia ma comunque verosimile. Tutto prende spunto dall’Operazione Dark Winter, una simulazione condotta dal governo degli Stati Uniti nel 2001 in cui si studiavano i differenti scenari che sarebbero potuti scaturire da un ipotetico attacco bio-terroristico con obiettivo Oklahoma City. TOM CLANCY’S THE DIVISION Recensione
Il risultato fu sconcertante: la nazione più potente del mondo si sarebbe ritrovata completamente impreparata ad affrontare un’emergenza simile, sopraffatta dal caos e priva di una strategia efficace per impedire il propagarsi dell’epidemia, fornire le cure agli infetti e assistere la popolazione residente nelle zone di quarantena. Le istituzioni vanno al collasso; polizia, medici, vigili del fuoco e perfino la guardia nazionale non riescono a mantenere il controllo; i cittadini vengono abbandonati a loro stessi con escalation di violenza sempre più intense e frequenti. Su questa base catastrofica sorge The Division, che però compie un passo ulteriore nel nome del coinvolgimento. La città protagonista diventa una New York coperta da un candido manto di neve, ma già ampiamente sventrata dall’epidemia e da tutte le sue nefaste conseguenze, la cui unica speranza di salvezza è rappresentata da un gruppo di soldati altamente addestrati e ben equipaggiati, la Divisione appunto. La missione è quella di tenere a bada le varie fazioni che stanno combattendo tra di loro per prendere il controllo della città, proteggere i cittadini e investigare sull’origine del virus, esplorando in lungo e in largo la struttura open world del titolo e migliorando il nostro alter ego virtuale ad ogni nuovo livello raggiunto. In tal senso, fin dalla creazione del personaggio è chiaro quanto la componente da gioco di ruolo sia forte nel titolo Ubisoft, tanto che le prime fasi, pad alla mano, ci hanno quasi sopraffatto per le sterminate possibilità di personalizzazione di armi, equipaggiamento ed abilità concesse al giocatore. Allo stesso tempo però gli scontri a fuoco poggiano sulle meccaniche consolidate degli shooter in terza persona, che in questo modo si presentano completamente rinnovate nella loro concezione riuscendo nell’intento di portare una ventata d’aria fresca al genere. Probabilmente il maggior pregio di The Division è proprio quello di essere una sorta di ibrido capace di racchiudere in se stesso i capisaldi di diversi generi, senza approfondirne troppo gli stilemi ma combinandoli efficacemente in un open world online dal sapore nuovo e stuzzicante. L’idea di mescolare così tanti ingredienti differenti in un solo titolo inizialmente ci aveva lasciati perplessi, ma i ragazzi di Massive Entertainment sembrano essere riusciti a trovare la formula vincente forti di tante idee nuove ed alcune peculiarità davvero molto interessanti, anche se non mancano le criticità su cui lavorare. TOM CLANCY’S THE DIVISION Recensione
LIBERTÀ DI SCELTA
Arrivati a New York, insieme ad altri due compagni della Divisione abbiamo subito il compito di sgomberare le strade attigue alla nostra base operativa per sbloccare le missioni iniziali e avere accesso a tutte le funzionalità dell’HUB di gioco. Le prime ore sono volta innanzitutto ad aiutarci a comprendere meglio la struttura del titolo, diviso in missioni primarie e secondarie che per estensione e densità vanno più a ricordare i dungeon e le istanze di un MMO piuttosto che le classiche missioni di un free roaming. Ad esempio, quella che era iniziata come una semplice missione di liberazione di un ostaggio prigioniero di un gruppo di evasi dal carcere di Rikers, si è poi snodata all’interno di un edificio a più piani diventato il quartier generale di una banda di criminali, per poi finire con uno spettacolare scontro a fuoco sul tetto. In generale per tutte e tre le ore di gioco abbiamo assistito a una buona alternanza di location, tra sezioni all’aperto e all’interno degli edifici, lasciandoci ben sperare per la varietà complessiva dell’intera produzione anche perché New York non è certo avara di luoghi evocativi e spettacolari.
Per quanto riguarda la campagna ci saranno tre filoni principali da seguire, ciascuno legato a un personaggio chiave caratterizzato per specifiche competenze: senza scendere troppo nello specifico, parliamo rispettivamente di un medico, un ingegnere e un ex militare, tutti disposti a offrirci abilità e relativi potenziamenti da equipaggiare in battaglia al completamento delle relative missioni. La parte medica riguarda le abilità difensive, come ad esempio il numero di medipack che possiamo trasportare e l’efficacia delle cure su noi stessi e sui compagni di squadra. L’ingegnere invece è specializzato nelle tecnologie per lo sviluppo di torrette e bombe di vario tipo, da quelle stordenti alle incendiarie, mentre l’addetto alle difese mette a disposizione scudi corazzati e coperture per assorbire i danni. In tutto ci sono dodici abilità alle quali vanno ad aggiungersi i talenti e i perk, anch’essi divisi in tre categorie e sbloccabili all’aumentare dei livelli. Le possibilità di personalizzazione sono quindi tantissime, con gli sviluppatori che non hanno voluto imporre restrizioni di sorta lasciando ai giocatori la libertà di esprimere al meglio il proprio stile di gioco, senza ricadere nelle barriere imposte dalle classiche classi da gioco di ruolo. In tal senso è possibile modificare qualsiasi caratteristica del nostro personaggio in qualsiasi momento, sia durante una missione che nelle fasi di esplorazione o in multiplayer, così da adattarsi al meglio alla situazione e alla composizione del party specializzandosi all’occorrenza in supporto, danni o difesa. Questa libertà di approccio si rispecchia anche nella campagna, studiata per essere giocata con un gruppo di amici, ma anche in singolo con la possibilità di affrontare le missioni a piacimento in modo tale da sbloccare prima i potenziamenti ritenuti più interessanti. Per evitare scompensi sul fronte della difficoltà, ogni missione più essere affrontata anche ad hard ed è previsto un sistema dinamico di adeguamento del grado di sfida in base al livello del personaggio, in modo tale da non rendere mai le missioni troppo facili e noiose. Mano a mano che libereremo New York restituendola ai suoi cittadini la metropoli cambierà sotto i nostri occhi, ritornando lentamente alla vita quasi si trattasse di un personaggio a se stante. La coltre di neve che ammanta la Grande Mela ne aumenta il fascino innato, nonostante una realizzazione tecnica ancora claudicante sotto certi aspetti, come le texture che in alcuni casi tardano a caricarsi e la mancanza generale di pulizia dell’immagine. TOM CLANCY’S THE DIVISION Recensione
LA VERSIONE PC NON È UN PORTING
I ragazzi di Massive Entertainment durante l’evento di Malmö hanno sottolineato come la versione PC di The Division non debba essere considerata una conversione in quanto il team ha lavorato assiduamente insieme a Red Storm Entertainment per sfruttare al meglio il nuovo Snowdrop Engine in termini qualitativi e di ottimizzazione. Se per verificare quest’ultimo aspetto dovremmo aspettare la versione finale, possiamo dire già da subito che al massimo delle sue potenzialità The Division è molto molto bello da vedere, nonché nettamente superiore alla versione console. Tale qualità è figlia di una configurazione di fascia altissima: processore Intel i7, 16GB di RAM e soprattutto scheda video NVIDIA GeForce GTX 980Ti. Tra le caratteristiche spicca l’ottimizzazione per i sistemi multi monitor e multi-GPU, un ricco comparto di impostazioni da modificare (dall’anti-aliasing all’occlusione ambientale) e la possibilità di personalizzare completamente l’interfaccia spostando a piacimento gli indicatori su schermo. Il risultato è eccellente: oltre ai granitici 60 frame al secondo e una generale pulizia dell’immagine, spiccano l’orizzonte visivo ampio e definito, le texture più dettagliate, i riflessi cristallini nelle pozze d’acqua e la gestione delle fonti di luce e dei particellari che donano a New York un aspetto ancor più accattivante.
ZONA CONTAMINATA
Anche le armi possono essere modificate intervenendo su elementi come l’impugnatura, il silenziatore, caricatori più ampi o il mirino andando a variarne le statistiche e quindi l’efficacia sul campo. L’aspetto in assoluto più interessante di The Division è l’abbondanza di tipologie di bocche da fuoco, oggetti e armature, tutti disponibili presso i vari negozi o come frutto del bottino lasciato cadere dai nemici, che si fa via via più proficuo al crescere del livello di difficoltà. Alcuni hanno un impatto diretto sul gunplay, mentre altri sono legati a doppio filo con le abilità dei personaggi, aggiungendo ulteriore varietà e libertà di personalizzazione. TOM CLANCY’S THE DIVISION Recensione
Tuttavia non tutto è rose e fiori, e una volta imbracciate le armi siamo rimasti delusi prevalentemente da due aspetti: da una parte la gestione dell’intelligenza artificiale è ben lontana da quella di uno sparatutto in terza persona, avvicinandosi di più a quella di un MMO dove i nemici non sono particolarmente reattivi e concentrano il fuoco verso i personaggi che li provocano. Nonostante si riparino dietro le coperture, sono privi di un qualunque tatticismo un po’ più approfondito, preferendo puntare sempre tutte le loro carte sulla potenza di fuoco. Inoltre tra corazze e potenziamenti, non è insolito ritrovarsi a scaricare caricatori interi sui membri di una gang di strada. Un’altra criticità riguarda il feedback dei colpi e della armi, insoddisfacente in termini di rinculo e di balistica. In pieno stile GDR la precisione e la potenza dei colpi migliorerà al migliorare delle statistiche, ma anche con un personaggio avanzato di livello 20 – il cap al lancio sarà al livello 30 – ed equipaggiato di tutto punto abbiamo riscontrato gli stessi problemi, seppur in parte attenuati. Con quest’ultimo personaggio abbiamo anche preso parte a una sessione multiplayer, altro tassello importantissimo di The Division che mescola assieme cooperativo e competitivo in una formula estremamente tattica e interessante. A New York sono infatti presenti alcune zone ancora contaminate, le Dark Zone, alle quali accedere da specifici punti di ingresso indossando respiratori creati appositamente per evitare di essere infettati. In queste zone sono presenti personaggi non giocanti che oltre al normale bottino elargiscono punti rank e un valuta speciale da spendere per ottenere armi ed equipaggiamento di livello superiore dal negoziante presente al punto di rinascita. L’aspetto interessante e particolare è che per mettere al sicuro il bottino e decontaminarlo per poterlo effettivamente utilizzare, dobbiamo richiamare un elicottero in corrispondenza di uno dei tanti punti di estrazione presenti nella mappa cercando di sopravvivere fino al suo arrivo.
Se però nel frattempo veniamo uccisi, perdiamo irrimediabilmente quello che abbiamo trovato fino a quel momento. Occorre quindi organizzarsi e agire in coordinazione con i propri compagni di team, in modo tale da mettere in sicurezza l’area di estrazione senza lasciarci la pelle anche perché una volta chiamato l’elicottero i nemici non tarderanno a stanarci. La situazione diventa poi ancora più caotica nel PvP dove più squadre possono decidere se collaborare tra di loro oppure aggredirsi a vicenda per conquistare a tradimento il bottino di un altro giocatore. In questo caso però verremo segnalati come “rogue” e sulla nostra testa verrà messa una taglia che assicurerà al nostro carnefice una dose extra di punti esperienza e crediti. In questo modo i combattimenti assumono una valenza ancor più strategica, la spartizione dei ruoli e l’utilizzo di build complementari all’interno del party diventa la chiave di volta per ottenere il successo. Nella quasi totalità dei casi andare in giro da soli equivale a morte certa, ma cooperando ci si possono togliere parecchie soddisfazioni. Per aspetti come il bilanciamento e l’effettiva longevità della formula dovremo inevitabilmente aspettare la release programmata per l’8 marzo. Al di là della campagna e delle missioni principali, saranno proprio i contenuti legati all’end game e al multiplayer il vero ago della bilancia in grado di sancire il successo di The Division, che passerà inevitabilmente per il continuo supporto alla community con aggiornamenti e DLC costanti per mantenere alto l’interesse dei giocatori. TOM CLANCY’S THE DIVISION Recensione
Tags:
Tom Clancy’s The Division – Recensione, Prezzo e Data di Uscita PS4
Tom Clancy’s The Division – Recensione, Prezzo e Data di Uscita PC
Tom Clancy’s The Division – Recensione, Prezzo e Data di Uscita Xbox One
Tom Clancy’s The Division – Recensione, Prezzo e Data di Uscita Video
Tom Clancy’s The Division – Recensione, Prezzo e Data di Uscita